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Lotta alla mafia, Federica Angeli alle studentesse: “Cercate sempre la verità”
La giornalista è stata intervistata dagli studenti del Liceo Machiavelli in diretta su Zai.Time: “Nelle agende elettorali il tema mafia spesso sparisce”
Redazione | 13 dicembre 2023

Mafia Capitale, parlarne nelle scuole e ai giovani è un modo per contrastarla ed educare le giovani generazioni. Federica Angeli, giornalista di cronaca nera e giudiziaria, nota per le sue inchieste sulla mafia romana in particolare quelle attive a Ostia, è stata intervistata dalla studentesse del Liceo Machiavelli di Roma coinvolte nel progetto “La Giusta Frequenza. Giovani protagonisti della memoria”di Fondazione Media Literacy in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del merito - Direzione Generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico e finalizzato alla promozione della legalità attraverso la memoria delle vittime di mafia tramite la realizzazione di podcast e programmi radiofonici dedicati. 

Angeli è anche autrice di molti testi, fra questi “A mano disarmata: cronaca di millesettecento giorni sotto scorta” dove racconta la sua lotta, in prima persona, alla mafia.

In diretta nel programma radiofonico Zai.Time, la giornalista ha risposto alle domande poste dalle giovani studentesse.

Come giornalista, quale ruolo pensa di svolgere nell’educare il pubblico sulla complessità della presenza mafiosa e dei suoi impatti della società?

Parlare di mafia in Italia è sempre importante. Mi sono specializzata nella mafia romana che fino a due anni non esisteva nelle sentenze del Tribunale. La condanna al clan Fasciani e al clan Spada è arrivata infatti solo negli ultimi anni. Già parlare dell’argomento è un modo per educare. 

Secondo lei, quali sono le radici profonde del fenomeno mafioso e come possono essere affrontate in modo efficace?

Laddove lo Stato abbandona un luogo, l’anti Stato (la mafia) si sostituisce nel welfare e nella struttura sociale. L’assegnazione delle case avviene quindi con la violenza e il lavoro che propone la mafia è quello degli spacciatori.

L’attenzione e la presenza sul territorio aiutano a contrastare la mafia. Non c’è un modello valido per tutti, ma dipende dal tipo di contesto geografico e sociale. La mafia siciliana è diversa da quella di Roma e, a sua volta, è diversa da quella di Caivano.

Ha mai pensato di tirarsi indietro e rimanere in silenzio dopo le minacce ricevute per garantire sicurezza a se stessa e alle persone che le stanno vicino?

A un certo punto ho cambiato strategia. Arrivarono delle persone delle quali mi ero fidata come Alfonso Sabella, nominato come Assessore alla Legalità dal Sindaco Marino o il Delegato del PD Stefano Esposito, che mi hanno consentito di non espormi. Bisogna capire, in queste lotte, quando fare un passo indietro e quando stare in prima linea. Feci quella scelta perchè sapevo che persone competenti avrebbero proseguito quella lotta con degli strumenti diversi dai miei. 

Ha mai affrontato minacce o intimidazioni personali a causa del suo lavoro investigativo sulla mafia ? Se si, quali?

Ho affrontato minacce spiacevoli, fra queste la benzina sotto la porta di casa messa quando ero nell’abitazione con i miei tre figli. Mi misero la benzina nonostante avessi già la scorta e quella fu la minaccia più brutta. Anche quando il Dirigente scolastico mi chiamò per dirmi che avevano fotografato i miei figli alle elementari, fu un brutto momento. 

Cosa l’ha spinta a continuare la sua battaglia nonostante fosse cosciente di tutti i rischi a cui sarebbe andata in contro?

 La voglia di vedere come andava a finire. Come diceva Falcone la mafia è un fenomeno umano e come tale ha un inizio e una fine. Io la fine del clan Spada l’ho vista. A Ostia il clan è al momento al tappeto ed è questo che mi ha spinto anche a continuare. 

 Qual è, secondo lei, il ruolo delle istituzioni nella lotta alla mafia e quali miglioramenti lei ritiene necessari?

 Il ruolo degli investigatori deve cambiare: passare dalla difesa all’attacco. Non dobbiamo aspettare che a Caivano le ragazzine vengano stuprate per mandare l’esercito, lo Stato deve avere la mappatura di ciò che accade nei territori e mandare prima gli strumenti. Nelle agende politiche elettorali il tema mafia però spesso sparisce. 

 Come giovani cosa possiamo fare per sconfiggere la mafia?

Fare attenzione e non considerare normalità delle azioni che si ripetono nel tempo. Se per esempio vedo a scuola un bullo che ogni giorno commette atti di violenza ogni giorno questo non deve essere considerato normale solo perchè accade sempre. Voi potete cogliere i segnali che ci sono anche del vostro quartiere. Cercate la verità perchè solo facendo domande potete distinguere quello che è in mano alla malavita e cosa no. 

 

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