Ambiente
Energia: non dimentichiamo il futuro
Nei discorsi relativi all'indipendenza energetica si fa ben poco riferimento al futuro della Terra
Alessia Cenci | 6 maggio 2022

Si discute da ormai molti mesi del potenziamento dell'energia nucleare in Europa, così da diminuire la produzione di CO2, seguendo quanto concordato nell’agenda 2030 dell'ONU. Le centrali nucleari, attraverso un processo di fissione di isotopi dell’uranio, producono vapore che poi una volta raffreddato diventa energia. Secondo le ultime stime riportate in Europa, esistono 112 reattori nucleari attivi, distribuiti in 14 paesi. Ciò a cui molti puntano, specialmente la Francia - il leader europeo della produzione di energia di questo genere - è l’affermazione del nucleare come energia sostenibile in modo tale da poter rientrare nella lista della Tassonomia Verde ed utilizzare soldi pubblici per poter costruire nuove centrali.

Il problema delle tempistiche

L’impiego del nucleare non è certamente rosa e fiori però. Infatti bisogna tenere da conto cosa ci sia dietro a questo processo. Partiamo dal materiale: l’uranio deve essere  estratto dalle cave con macchine che si muovono grazie al carburante producendo cosi CO2. La costruzione dura come minimo 15 anni ed è molto dispendiosa (il reattore Olkiluoto-3 in Finlandia, aperto nel 2021 dopo sedici anni di lavori, ha avuto un costo di 11 miliardi). Anche in questo caso i macchinari disperdono CO2. Inoltre se gli obiettivi europei prevedono la riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990 nei prossimi dieci anni, è difficile che si raggiungano tramite il nucleare, contando tempistiche e ritardi.

Energia pulita... davvero?

Le scorie sono un altro tema caldo. Innanzitutto bisogna specificare che l’energia nucleare non è pulita al 100%, producendo 20 grammi di CO2 per ogni chilowatt prodotto. Attualmente non c'è alcuna tecnologia in grado di smaltire senza alcun danno collaterale le scorie nucleari, esse rimangono così dislocate in modo precario in bunker sotterranei o dentro le stesse centrali nucleari accumulandosi man mano. Dobbiamo prendere coscienza che si tratta di materiali veramente nocivi e se si disperdessero causerebbero danni all’ambiente e alla popolazione nei pressi del sito di stoccaggio e non solo. Tenere gli scarti nucleari sottoterra, come era solito nel secolo scorso, non è certamente la migliore scelta ambientale, potendo inquinare i terreni circostanti. Ciò non vuol dire che il nucleare non possa diventare una fonte di energia pulita e sostenibile: se producessimo energia dalla fusione di H (quella che avviene all’interno delle stelle), che lascerebbe come scoria solo He, assolutamente non radioattivo e senza alcuna conseguenza sul clima, sarebbe la miglior scelta poiché riuscirebbe a produrre molto più delle energie nucleare "sporca" e delle rinnovabili pulite (eolica, geotermica, solare) di cui attualmente disponiamo.

La quarta generazione di centrali nucleari

Tirando le somme il miglior investimento per il nucleare sarebbe non sul prototipo di quarta generazione di centrali che sarà realizzabile in Europa come minimo tra trent'anni, ma sulla ricerca di come riuscire a creare un reattore nucleare a fusione.

Per migliorare il clima e l’ambiente entro il 2030, considerato un "punto di non ritorno", bisognerebbe quindi investire ed utilizzare in massa energie rinnovabili. Arrestando gradualmente l’utilizzo di carburanti fossili e puntando sulle sorgenti pulite si potrebbe giungere a un punto di stabilità ambientale e climatica, anche se ciò comporterebbe delle rinunce nella vita quotidiana di tutti noi.

 

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