Attualità
La politica (non) è un affare per donne
I numeri ci dicono che c’è ancora tanto da fare anche in Italia
Alessandro La Rosa | 5 marzo 2020

Una donna che si occupa di politica, a tutt’oggi, è considerata una figura inusuale, complice un retaggio culturale che persiste da secoli, in base al quale l’“arte di governare” è un compito che si adatta meglio all’uomo. Sin dalla Roma antica era il buon civis romanus che si occupava di difendere ed amministrare la Res Publica, mentre la matrona era relegata alla cura della casa e dipendente dal pater familias. Nel corso dei secoli, la conquista di un legittimo riconoscimento politico è stata una lotta contro i pregiudizi, che ancora oggi in numerosi Paesi è argomento accesissimo di attualità, anche se le cose stanno lentamente cambiando. 

Negli ultimi venticinque anni la partecipazione politica delle donne è stata oggetto di un aumento costante e in alcuni paesi, come la Spagna, il numero di ministre in carica risulta essere superiore o pari al 50%. Secondo una ricerca condotta dal team di UN Women, piattaforma delle Nazioni Unite, su 193 paesi solo 10 hanno una donna come Capo di governo. Sono invece 55 su 79 (il 19,7%, uno su cinque) le donne a capo di una Camera parlamentare. Nelle Americhe, il 30% dei deputati è donna, mentre in Europa ci fermiamo al 28%. Nell’Africa Subsahariana si conta appena il 23% di deputate, in Asia il 19,9%, in Medio Oriente e Nord Africa il 19% e nelle isole del Pacifico appena il 16%. Nel nostro Paese, dove le donne rappresentano la metà della popolazione, i numeri sono decisamente poco incoraggianti (si parla di 319 senatori, di cui 112 donne, il 35,11%, e 630 deputati di cui 227 donne, il 36,06%) e si fatica a raggiungere equilibrio e parità con gli uomini nelle istituzioni, nonostante il sistema di quote rosa si sia rivelato abbastanza efficace. 

Al di là delle percentuali, però, la storia ci dimostra - attraverso grandi personalità come Margaret Thatcher, Golda Meir, Eva Peron e molte altre - che le donne sono state capaci di andare oltre il pregiudizio e di mostrare la loro forza e tenacia anche in ambito politico.

 

L'ESEMPIO DELLA FINLANDIA

Il Premier più giovane al mondo è una donna: eletta a dicembre in Finlandia, Sanna Marin diventa Ministro capo della Repubblica finlandese a 34 anni. Cresciuta come figlia di una coppia omosessuale, lavora come commessa per pagarsi gli studi e si laurea in scienze amministrative. “Non ho mai pensato alla mia età o al mio genere. Penso alle ragioni per cui sono entrata in politica e agli argomenti sui quali abbiamo conquistato la fiducia dell’elettorato”. 

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