Attualità
La genialità non ha genere
Cosa succede quando le bambine pensano di non poter essere intelligenti. La celebre rivista americana “Science” ha da poco pubblicato uno studio a riguardo dai risultati sicuramente sconcertanti
Giulia Toninelli | 27 marzo 2017

“C’è una persona nel mio ufficio che è davvero super intelligente, e risolve i problemi più velocemente di chiunque altro”. Gli esperti hanno chiesto a bambine di cinque anni e a bambine dai sei in poi di identificare il genio in questione come maschio o femmina per provare i dati dello studio secondo cui le bambine più grandi sono convinte che la genialità sia un fatto prettamente maschile.

Se una bambina di cinque anni sente questa frase, ha le stesse probabilità di un bambino di pensare che il genio in questione sia femmina. Se invece l’esame viene fatto con bambine di età appena superiore allora la probabilità che la risposta sia riferita a una donna si riducono del 20-30%. E se i maschi continuano a considerare il loro genere come il più brillante, le loro coetanee smettono precocemente di avere fiducia in loro stesse fin dai primi anni di scuola. 

Questi dati sono sconcertanti se uniti al fatto che le ragazze a scuola sono statisticamente più brave. La loro superiorità accademica, però, viene spesso considerata come un maggior impegno e una diligenza quotidiana che i ragazzi faticano ad avere. La ricerca dimostra in effetti quanto possano essere radicati gli stereotipi di genere fin dalla primissima formazione nelle scuole e quanto questi accrescano con il tempo dando come inevitabile risultato la carenza di donne che proseguono gli studi in tutti gli ambiti scientifici e più generalmente in quelli che vengono considerati i più complessi. Queste falle nella comunicazione educativa portano inevitabilmente a chiedersi se il metodo di insegnamento nelle scuole non sia, volontariamente o meno, incentrato sul genere. E proprio su questo argomento si è discusso per molto tempo con il cosiddetto “caso gender”: dovremmo trattare i bambini e bambine allo stesso modo? Dovremmo insegnargli che il genere è un fatto più culturale che fisico?

A prescindere da questo, è impossibile negare che il problema di fiducia delle bambine si incrementa poi nella loro fase adolescenziale fino ad arrivare a una completa e inconsapevole sfiducia nei propri mezzi. 

Un esempio di questo ci è dato da un video che si può trovare su internet, girato dalla compagnia “Like a girl”, in cui viene chiesto a delle donne di correre come una ragazza e queste si mettono a saltellare, ridacchiare, toccarsi i capelli. Questo la società insegna: correre come una ragazza significa qualcosa di negativo. Se la stessa domanda viene fatta a una bambina, questa inizierà a correre più forte che può, con tutta la forza che ha. Perché questo è quello che ha imparato da sola, che una ragazza è tanto forte quanto un ragazzo. 

Sempre su internet si possono trovare tanti di questi spot che sono stati girati per sensibilizzare la comunità. Uno dei più celebri mostra dei bambini e delle bambine a cui viene chiesto di disegnare degli eroi, prima un medico, poi un pilota e infine un vigile del fuoco. Tutti li disegnano al maschile, con tanto di barba, e le loro espressioni alla fine dell’esperimento rivelano la sorpresa di trovarsi davanti i veri eroi, che però sono tutti al femminile. 

La colpa di questo processo che ormai sembra essere profondamente radicato non è di nessuno in particolare ma è un generale modo di pensare che entra nelle menti di tutti, senza farci troppo caso. Le bambine diventano grandi e crescono i loro figli così come sono state cresciute loro. Fortunatamente però il nostro mondo ha grandi donne che hanno calpestato le probabilità e le statistiche, le contraddizioni e le difficoltà di essere donna, la considerazione degli altri. 

Ai bambini bisognerebbe mostrare Michelle Obama, Coco Chanel, Oriana Fallaci, Margherita Hack, Samantha Cristoforetti. Ai bambini bisognerebbe spiegare il grande mistero e la grande bellezza di essere donne. Ai bambini sì, ma anche ai grandi. 

Perché, come scriveva Oriana Fallaci nel suo capolavoro “Lettera a un bambino mai nato”: “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata.“ 

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