Cinema e Teatro
Coronavirus, il teatro tira fuori la voce
La campagna di “Attrici Attori Uniti” chiede alle istituzioni di non dimenticarsi del mondo dello spettacolo
Valerio Caccavale | 15 maggio 2020

Nella dimora dell’arte e della cultura si entra dalla porta di servizio, ma non per sbaglio. La storia del più nobile mondo parte spesso da qui, da dietro le quinte. La crisi per l’emergenza Coronavirus ha tolto il velo anche alla condizione di questa platea di lavoratrici e lavoratori.

Tolto il sipario, ci sono giovani, aspiranti ballerini, attori, talvolta semplici appassionati che fanno di questa arte la loro vita; una vita che fatichiamo a percepire come reale perché ci si rivela sempre immersa nel fumo nella scena. Sarà per questo che risulta ancora più difficile vedere le problematiche lavorative che stanno dietro una commedia. Persone vittime spesso del lavoro nero, invisibili a qualunque sussidio e aiuto da parte dello Stato.

Nell'ultima conferenza stampa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha promesso l’indennità di 600 euro per i mesi di aprile e maggio per chi abbia versato almeno sette giorni di contributi nel 2019. Ma c’è un non detto che tanti lavoratori e amanti della cultura vogliono sottolineare per la sopravvivenza di questo settore. Riavvolgiamo il nastro a prima della pandemia: carenze di diritti, svalutazione del valore sociale dell’arte e di chi ci lavora erano all’ordine del giorno e suonano più forte di prima in questa primavera del 2020. Amleto in fondo non aveva tutti i torti: bisogna sempre riservare il dubbio alle proprie scelte per non cadere in errore. E il destino di questo nostro patrimonio non merita di certo, di essere preso sotto gamba. Lo sanno bene gli artefici della campagna di “Attrici Attori Uniti”, un gruppo di giovani lavoratori (il teatro è anche questo, desideri e speranze dalle voci più giovani del popolo) che come dietro un sipario mantengono viva la solidarietà, chiedendo le giuste attenzioni che meritano. Ora più che mai è necessario mantenere i propri sogni e se in quei palchi Pino Daniele ci prestasse qualche parola da oggi sarebbe senza dubbio “tutta n’ata storia”.

 

Commenti