Cinema e Teatro
L’indipendente.
Cast giovane per il noir indipendente L’Erede
Il Dandi di Romanzo Criminale alle prese con un intrigo familiare
Chiara Cacciotti | 21 settembre 2011
“Le colpe dei padri ricadono sui figli”. No, non si tratta di un nuovo e strampalato decreto legge, ma del leitmotiv del film di Michael Zampino, L’Erede. Il film, di produzione indipendente e distribuito da Iris Film, vede un cast per lo più giovane, composto da nomi ormai celebri come quello del protagonista Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo Criminale (la serie), e altri meno noti ma con una ricca carriera teatrale e televisiva alle spalle (Guia Jelo, Tresy Taddei Takimiri, Davide Lorino, Maria Sole Mansutti).
Un originale intreccio tra dramma e noir, ambientato unicamente in un casale nel cuore delle Marche. È la storia di Bruno (Alessandro Roja), medico, che si trova in eredità una villa della quale non sapeva nulla dopo la morte del padre. Bruno scopre grazie ai suoi rozzi vicini un lato oscuro della sua famiglia, un passato sconosciuto e nascosto che cambierà la sua vita per sempre.
La realizzazione del progetto non è stata facile: i fondi a disposizione erano pochi, soprattutto per la post produzione: dopo tre anni di lavoro e grazie al sostegno della regione Marche e del contributo del Ministero dei Beni Culturali, l’incredibile voglia di fare di tutto lo staff tecnico e artistico è andata a buon fine. Avete letto bene: voglia di fare. Un’affermazione che di questi tempi ad alcuni può sembrare utopistica, e invece è proprio ciò che di migliore può uscire dalle persone nel momento in cui crisi e tagli governativi minacciano un mondo come quello della cultura e dello spettacolo (il vero spettacolo). L’idea di un cast giovane e di attori agli inizi della propria carriera è coerente a questo ideale: dopotutto, loro sono dentro questa situazione e hanno la forza di reagire per migliorare le cose. Forse un modo per evitare il completo disfacimento culturale nel nostro Paese sta proprio nell’avvicinare soprattutto il pubblico giovane a questo genere di cinema, o meglio, al cinema. Chi meglio di Alessandro Roja poteva rispondere a questa domanda?
Ciao Alessandro, con Romanzo criminale hai avuto un successo strepitoso tra noi ragazzi...
«Planetario direi!».
Passando ad un film come questo, di produzione indipendente, ovviamente il pubblico cambia. Quanto sarebbe importante invece che anche i ragazzi si avvicinassero a questo genere di cinema?
«Senza ricondurre tutto a me, sarebbe importante che i ragazzi andassero al cinema a vedere tante cose diverse: questo film, come anche grandi film. Sarebbe bello che nelle sale dove proiettano il film di Malick ci fossero tanti giovani dai 14 anni in su. Sarebbe importante soprattutto questo, che variassero! Ne parlavo con Vinicio e Francesco (rispettivamente il Libanese e il Freddo della serie) un po’ di tempo fa: se noi grazie a Romanzo Criminale riuscissimo a fare dei film buoni ogni tanto, portare la gente al cinema e far vedere cose diverse, creare un piccolo movimento di persone, sarebbe un piccolo miracolo».
Quanto sei legato alla tua esperienza da Dandi?
«A me scoccia un po’ pensare che Romanzo Criminale mi rimanga addosso come un’etichetta perché lo considero un inizio, ho ancora tutto da dimostrare nel mio mestiere, del quale sono veramente appassionato».
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