Cinema e Teatro
Olimpiadi da film
Il curling più pazzo del mondo
uattro attori in gran forma interpretano il ruolo di quattro folli perdenti nella partita della loro vita
Virginia Lupi | 14 aprile 2014
Il curling a prima vista non è certo uno sport appassionante: otto persone su un campo ghiacciato che lanciano venti chili di pietre di granito verso dei cerchi lontani, mentre i compagni spazzolano velocemente il ghiaccio per far scivolare meglio la «stone» vicino al tondo dove si fanno i punti. Da oggi però chiunque abbia visto La mossa del pinguino avrà uno sguardo più affettuoso e divertito.
La mossa del pinguino, il debutto alla regia di Claudio Amendola, si appropria di uno dei temi ricorrenti nel cinema, quello dei falliti che tentano la svolta con un piano folle. Edoardo Leo, come nel recente Smetto quando voglio (a proposito, non perdetevelo!), veste i panni del leader. Stavolta deve convincere il più caro amico (Memphis), un faccendiere con parrucchino rosso (Fassari) e un ex vigile urbano sciancato (Fantastichini) a partecipare alle Olimpiadi invernali di curling a Torino nel 2006, uno sport che per i romani è solo: “boccette su ghiaccio”.
Bruno, il protagonista, è un marito e padre affettuoso, ma inaffidabile, “inconcludente, superficiale, distratto, illuso e sognatore”: impossibile per lui trovare un lavoro stabile. Perciò passa le notti a pulire con lo scopettone i pavimenti di un museo romano, insieme all'amico di sempre Salvatore, che gli dà corda in tutte le follie pur capendone l'irrealizzabilità. Il punto di svolta? Un servizio televisivo sul curling, disciplina sportiva non troppo lontana (agli occhi di Bruno e Salvatore) dal loro lavoro notturno, accende nuovamente l'immaginazione dei due, che decidono di candidarsi nientemeno che alle Olimpiadi in quella specialità. E poiché la squadra di curling deve essere formata da quattro persone, reclutano altri due malcapitati: l'ex vigile Ottavio, abilissimo giocatore di bocce, e il mago del biliardo Neno. Inutile dire che Eva, la moglie di Bruno, non è affatto d'accordo e che il figlio Yuri si rivela più adulto del padre. Le scene dei primi allenamenti con tutto l’armamentario da curling sono esilaranti: difficile per il nostro gruppo mantenersi in equilibrio sul ghiaccio. Gag e scivoloni si susseguono a ritmo incalzante. Impossibile non provare simpatia per Bruno, un perdente che non smette di sognare nella sua prolungata adolescenza. Alla moglie Francesca Inaudi, alla resa dei conti dopo che lei esasperata lo ha cacciato, dice: “Te lo sei mai chiesto perché io sono così? Sono così perché quelli come me la maratona di Roma la fanno pensando che potrebbero pure vincerla. Perché quelli come me a giocare a calcetto ci vanno col nervosismo di chi si va a giocare una Champions League. Perché quando vedo in televisione uno con la medaglia al collo sul podio piango, Eva. Non perché ha vinto ma perché penso a quattro anni di sacrifici, rinunce, fatica, sudore per arrivare là.
Quando uno stadio intero batte le mani per aiutare uno ad alzarsi mezzo centimetro in più, mi emoziono. Non ci andrò mai alle Olimpiadi, lo so pure io, ho voluto solamente sognarlo”.
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