Emilia Romagna
Che sapore ha la mia quarantena?
Consistenza densa, che va dal piccante all'amaro... ma anche con una punta di dolce
Zlata Korepanova | 27 aprile 2020

Quarantena. Questa parola lascia un sapore particolare sulla punta della lingua. Una cara amica in questi giorni mi ha scritto che lo scorrere delle settimane in casa le dà una sensazione simile a quando addenti un limone. L’ho trovato spiritoso come paragone. Ma anche parecchio interessante. Che gusto ha la mia quarantena? Sembra uno di quei pensieri che ti assalgono l’istante prima di addormentarti oppure quando sei sotto la doccia, bloccata da riflessioni pseudofilosofiche.

Ha la consistenza densa, come una crema al burro. Mi prende, mi inghiotte, mi copre completamente. Mi sento al sicuro in questi giorni, posso coccolarmi fino alle ore tarde del pomeriggio tra le coperte e godermi ogni briciolo del sonno che mi rimane. Ho tutto il tempo necessario per pensare. Nessuno mi mette fretta, nessuno invade la mia fortezza che è anche la mia prigione.

Ha anche un retrogusto di piccante. Qualcosa che odio e non riesco a sopportare. Le persone, sentendosi protette come me dal distanziamento sociale, si dimostrano il contrario di quel che erano nella realtà. A distanza di anni scopro che molti miei amici, alla prova dei fatti, sono solo presenze superficiali e non hanno bisogno di me o io non ho bisogno di loro. Mi rendo conto che con molti avevo una relazione tossica, quasi di dipendenza. Non avevo il coraggio di ammettere quanto alcune persone mi squilibrassero emotivamente e quanto sarei stata meglio senza di loro. Ma ritrovandomi confinata tra le quattro mura della mia stanza ho capito che non è poi così brutto rimanere soli.


In questa tempesta di sapori non mancano le note di amarezza. Qualcosa che mi rende infinitamente triste e mi fa desiderare il ritorno alla normalità. Ma la distanza non fa riflettere solo in chiave negativa sulle persone che mi circondano. Nelle ultime settimane ho riscoperto alcune vecchie amicizie, incontrato nuove persone comprensive che, pur non conoscendomi ancora, non mi hanno mai fatto sentire esclusa. La sofferenza più comune resta comunque quella di non poter vedere la persona amata. Sono tante le coppie che diventano più forti grazie a questo momento di angoscia e tante anche quelle che si sgretolano sotto la pressione. Osservo relazioni di tanti anni che vanno di colpo in frantumi e mi stringo sempre più forte alla speranza di superare questi giorni, nonostante l'afflizione che mi circola intorno.


In questa miscela di gusti manca soltanto una goccia di dolcezza. Il sole primaverile che mi poteva accarezzare le guance, le risate sfrenate, le lunghe passeggiate sotto i portici di via Saragozza, gli infiniti giochi con i cani e le corse mozzafiato tra i prati dei giardini Margherita... Ma tutto nella vita è temporaneo e dunque, pensandoci bene, non rimpiango i momenti passati in casa. Ho avuto la possibilità di fare ordine nella testa e trovare la motivazione per cose che prima rimandavo sempre con scuse patetiche. Preferisco vederlo non come un isolamento forzato, ma come un momento che dedico a me stessa per poi tornare alla vita più forte e definita di prima.

Commenti