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Lucrezia Borgia, perché a distanza di secoli è un esempio di emancipazione di genere
La storia della "bellissima, corrotta e perversa" che è andata oltre i pregiudizi e le malelingue
Maria Rosa Alongi | 13 aprile 2021

La storia è sempre stata scritta dagli uomini, ma sono state tante le donne che hanno contribuito a farla. Eppure, molte di queste donne, sono passate alla storia come meretrici, avvelenatrici, streghe. Donne scandalose che sono state condannate all’oblio.

Lucrezia Borgia

Tra queste, una delle più rappresentative è Lucrezia Borgia, passata alla storia come bellissima, corrotta e perversa; ma merita davvero la fama che nel tempo la tradizione le ha attribuito? Lucrezia Borgia nacque a Subiaco nel 1480, figlia naturale del potente cardinale valenzano Rodrigo Borgia e della nobildonna romana Vannozza Cattanei. Riconosciuta ufficialmente come figlia del papa, Lucrezia divenne la sposa più ambita da quanti aspiravano alla protezione del padre. In un mondo in cui le donne servivano solo per essere barattate in cambio di alleanze, il destino di Lucrezia era segnato: a soli tredici anni venne data in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro. Dopo qualche anno il matrimonio venne annullato, perché il marito - non più considerato un buon partito dal padre - venne accusato di impotenza, che poi fosse vero o meno non aveva importanza. Lo Sforza allora cercò di vendicare la sua condizione alimentando alcune dicerie riguardo a dei presunti rapporti incestuosi tra Lucrezia e suo padre. Questo era il genere di strumenti polemici che si usava per attaccare singoli personaggi o famiglie importanti come quelle dei Borgia e in quanto donna, Lucrezia era molto più esposta e vulnerabile. Le voci infamanti su Lucrezia crebbero quando, tra il primo e il secondo matrimonio, passò lunghi periodi nel convento di San Sisto, dove sembra che abbia dato alla luce un bambino, Giovanni Borgia, detto “l’infante romano”. La paternità venne attribuita prima a Cesare Borgia (fratello di Lucrezia) e in seguito ad Alessandro VI, ma non ci sono prove che la madre fosse Lucrezia. In quegli anni vi fu poi il ritrovamento del cadavere di Juan Borgia, fratello minore di Lucrezia, nel Tevere. Ciò alimentò i pettegolezzi sulla famiglia, soprattutto su Cesare, da molti considerato il mandante dell’omicidio. Si diceva, infatti, che Cesare avesse fatto uccidere il fratello per gelosia, poiché Juan "era preferito nell’amore da Madonna Lucrezia, sorella comune" così scrive Guicciardini nella sua Storia d’Italia. Lucrezia fu data poi in sposa ad Alfonso D’Aragona che venne ucciso, dopo poco tempo, presumibilmente da un sicario di Cesare. Un altro episodio, avvenuto prima del terzo matrimonio, che contribuisce ad aumentare la fama della perversione di Lucrezia e della sua famiglia è raccontato da Johannes Burckardt, il cerimoniere di papa Alessandro VI; nota come il Ballo delle Castagne la feste dal risvolto orgiastico ideata da Cesare, avvenne la sera del 31 Ottobre 1501. Durante il banchetto il duca Valentino aveva invitato al palazzo cinquanta cortigiane, che dopo una cena veloce, avevano iniziato a ballare "primo in vestibus suis deinde nude". A notte fonda vennero messi dei candelabri accesi per terra e le donne a carponi dovevano fare a gara a raccogliere le castagne lanciate loro, incitate da Cesare, dal papa e da Lucrezia. Le terze nozze di Lucrezia avvengono nel 1501 con Alfonso D’Este, signore di Ferrara. Alla corte estense Lucrezia fece dimenticare tutto il suo passato burrascoso: perfetta castellana rinascimentale, acquistò la fama di abile politica e accorta diplomatica, tanto che il marito arrivò ad affidarle la conduzione politica e amministrativa del ducato quando si assentava da Ferrara. Lucrezia fondò anche un centro per soccorrere i poveri e i bisognosi. Morì nel 1519, per complicazioni dovute al parto. Prima di cadere in coma mormorò: "Sono di Dio per sempre" e fu seppellita con l’abito da terziaria francescana.

Un altro esempio di come nel tempo il nome di Lucrezia Borgia sia stata infangato possiamo trovarlo nella tragedia del 1833 di Victor Hugo, in cui viene accusata di essere una spietata avvelenatrice. In questo modo la figura di Lucrezia viene associata a quella della femme fatale complice dei crimini commessi dalla sua famiglia e qui sta il punto: la sua famiglia. Di Cesare e Rodrigo Borgia, per quanto autori di complotti e nefandezze, non si ha un giudizio storico così marcatamente negativo. Di Lucrezia invece sì, proprio perchè donna. Da pedina si è trasformata in una donna consapevole che ha voluto gestire la propria vita, trovando il suo posto nel mondo, in un’epoca in cui non era permesso.

 

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