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Un minuto di rumore per Giulia
Il 21 settembre nelle scuole d’Italia si è detto no al minuto di silenzio per ricordare Giulia Cecchettin, al suo posto gli studenti hanno scelto di fare un minuto di rumore
Monica Palocci e Francesca Monaco | 22 novembre 2023

“Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”, con questa frase Elena Checchettin, sorella di Giulia, ha terminato il discorso pieno di dolore ma anche di grande coraggio rilasciato al Corriere Della Sera. Proprio queste parole hanno sconvolto la coscienza di tutti coloro che hanno visto in Giulia una sorella, una figlia, un’amica, una studentessa giovanissima il cui futuro è stato rubato.

La proposta del Ministero dell'Istruzione e del Merito

Il Ministero dell’istruzione e del Merito ha richiamato a un minuto di silenzio tutte le scuole di Italia. Un minuto di silenzio per Giulia e per tutte le donne vittime di violenza e della società patriarcale.

La risposta degli studenti

Gli studenti hanno prontamente preso una decisione comune: “altro che silenzio, noi facciamo rumore”. I ragazzi di tutta Italia si sono mobilitati per ricordare tutte le vittime di femminicidio facendo rumore con tutto ciò che avevano a disposizione: megafoni, applausi, fischi, libri e colpi sui banchi.

I ragazzi del liceo Dante Alighieri di Roma, come tantissimi altri licei della capitale, hanno aderito a questa iniziativa. "Eravamo tutti d’accordo con Elena, non potevamo rimanere silenti, sapevamo di dover essere il grido di chi non c’è più", dicono gli studenti. E così è stato; alle 11:00, a seguire del suono della campanella, ogni studente della scuola ha iniziato a fare rumore: mani sui banchi, i piedi per terra, i libri sui muri. Nel minuto successivo si è applaudito, ma soprattutto si è riflettuto: tutti i ragazzi e le ragazze erano pervasi da brividi e gli occhi si erano fatti lucidi.

Quello di Giulia è stato uno dei tanti femminicidi, che in Italia si stimano avvenire ogni 72 ore, e forse quello più vicino ai giovani. Questa è la prova, la 106esima, che non si può continuare a restare in silenzio, ma bisogna insistere, bisogna urlare, fare rumore per diventare una società più consapevole e attiva contro questo fenomeno che insanguina l’Italia.

 

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