Interviste
Alberto Naska, il pilota YouTuber su pista e sul web
Da un’infanzia di sacrifici ai vertici della EuroNascar: parliamone con Alberto Naska, il pilota e content creator più conosciuto d’Italia
Luca Bianchi | 6 novembre 2023

“Nella vita si possono fare grandi cose anche partendo dal nulla. Il nostro futuro dipende solo ed esclusivamente da noi stessi”. Questa dichiarazione è il punto di partenza per descrivere la storia di Alberto Fontana, àlias Naska, che sin da bambino ha avuto il sogno di diventare un pilota. Sogno che richiede sacrifici, talento e tanti soldi. Se i primi due aspetti non rappresentavano un problema, il terzo era diverso: andava studiata una soluzione per trovare il budget necessario per sedersi su un'auto o una moto da corsa. Naska ha scelto una via differente rispetto alla tradizione: i social, a cominciare dal suo blog RaceBooking, passando da Facebook, per poi arrivare a Youtube, con l’apertura del canale che ad oggi conta 900.000 iscritti. Così, dopo anni di lavoro, il pilota torinese ha raggiunto il suo obiettivo, costruendosi una carriera su due e quattro ruote, in Italia e poi, dal 2022, in Europa. Di questo (e molto altro) abbiamo parlato con Alberto Naska, che si è raccontato ai nostri microfoni:

Alberto, tu sei un esempio per i giovani. La tua storia insegna come ci si rialza dalle difficoltà. Ci parli di come sei arrivato dove sei adesso?

Sono due le cose che voglio sottolineare: recentemente mi hanno diagnosticato la sindrome di Asperger, quindi non è facile e nemmeno giusto confrontare le persone. Al di là della propensione all'essere motivato, oggi il fatto di vivere costantemente connessi dà una visione del mondo distorta. Si vede solo una parte della vita delle persone e si ha la percezione che tutto sia bello e facile. Per questo che nei miei video cerco di far vedere anche la parte brutta, quando vado male o sono in difficoltà. Il messaggio che voglio trasmettere è che la vita non è facile, neanche per me. Spesso ci sono giovani che, entrando nel mondo del lavoro, pensano di partire subito da un certo livello, senza affrontare la gavetta. In quei momenti ripenso a quando a 16-17 anni volevo correre e, non avendo soldi, ho cercato qualunque occasione per riuscire a farlo. Ho collaborato gratuitamente con un team automobilistico: dato che sapevo fare i video mi hanno offerto di girarli per loro e in cambio mi facevano provare la macchina. Dopo un anno ho fatto il mio primo lavoro a pagamento, ma prima c'è voluto del sacrificio.

Parlando della tua esperienza di pilota, hai vissuto alti e bassi. Partiamo dalle sensazioni del primo titolo...

È stato incredibilmente bello, anche perché la vittoria è arrivata all'ultimo giro dell'ultima gara. Io sono una persona competitiva e quel giorno in cui ho vinto il mio primo campionato mi sentivo al posto giusto.

Dopo aver raggiunto il primo apice è arrivato l'infortunio. Hai mai pensato di smettere in quel momento?

No, né di fare il pilota né di smettere di correre. In realtà la cosa che mi fa venire questi pensieri è la burocrazia che si mette di mezzo. Per esempio: quando vado in pista per fare dei video si trova sempre un cavillo per non farmi montare le telecamere sulla macchina. Quindi in realtà, quando mi fratturo o "schianto" la macchina, non mi viene voglia di smettere, perché fa parte del gioco. Quello che non accetto è la burocrazia.

Parlami della stagione 2021, quella in cui si riparte con la pandemia. Sei tornato in pista?

La stagione 2021 possiamo definirla come quella del rilancio. La prima in auto. L'infortunio in moto mi ha costretto a fare quello che sapevo fare meglio, cioè correre in macchina, e ciò si è rivelato migliore anche per l'attività di content creator, perché il mondo delle auto offre molte più opportunità rispetto a quello delle moto, che è più di nicchia.

È stata anche la stagione che ti ha agevolato ad entrare in Euronascar, la tua attuale categoria di riferimento…

Ho provato la prima Euronascar a Franciacorta nel 2019 e da quel momento mi sono ripromesso che ci avrei corso. Per raggiungere certe categorie c'è tutto un lavoro basato su rapporti e relazioni con team, sponsor, federazioni, quindi il lavoro per entrare in Euronascar era cominciato ben prima del 2021.

Lo scorso anno il titolo è sfumato veramente per poco. Come l'hai vissuta?

Molto meglio di quanto tutti si potessero immaginare. Penso che nel 2019 ho vinto nello stesso modo in cui Hezemans vinse contro di me: vincendo le ultime quattro gare, vincendo all'ultimo giro dell'ultima gara, approfittando anche della sfortuna del mio avversario. Le cose che realmente mi fanno bollire il sangue sono le ingiustizie: quando perdi in maniera ingiusta, quando uno ha "tentato di uccidermi" nel 2021 con la Legend in pista e non ho potuto far nulla per far valere i miei diritti, perché non era una gara ufficiale con licenza.

In Euronascar stai ottenendo comunque diversi successi; qual è stata la vittoria più emozionante?

Fino ad oggi la vittoria più importante è stata quella di quest'anno a Vallelunga. L'anno scorso avevo vinto arrivando da un trend positivo in cui vincevo una gara in ogni weekend. Quest'anno, invece, ho vinto arrivando da un trend negativo, in cui perdevo tutte le gare ogni weekend, quindi vale molto di più.

Proprio nel tuo video sulla vittoria a Vallelunga, usi un'espressione: entrare nel flow. Cosa significa?

È come quando vai a far jogging per mezz'ora, torni e ti chiedi: come ho fatto a respirare per mezz'ora? Quando entri nel flow fai tutto quello che devi fare in automatico, in maniera istintiva. Serve allenamento, perché per arrivare a fare qualcosa in maniera automatica serve esperienza. Ma ovviamente non basta, perché devi poi combattere anche con pensieri intrusivi, ansia e paura. È un'insieme di queste due cose.

Parliamo del campionato EuroLegend: cosa sta andando e cosa vorresti fare meglio?

Nel campionato EuroLegend starebbe andando tutto alla grande perché su quella macchina so di andare molto forte. Adesso sono primo in campionato, ma dopo Vallelunga non lo ero più perché qualcuno ha sabotato la mia macchina e quella di Giussani. Nella mia hanno stretto un tubo della benzina e ci abbiamo messo due gare a capirlo. Chi ha organizzato il  tutto ha fatto i salti mortali, per via della solita burocrazia che ha dato il via libera solo a inizio Marzo, quindi in un mese hanno dovuto organizzare un campionato partendo da zero. L'obiettivo è farlo arrivare ad essere un campionato internazionale come la Euronascar.

Tu sei considerato un pioniere nel mondo dei content creator di Motorsport. Adesso che sono passati 17 anni, come hai visto crescere questo mondo?

Mi aspettavo che si arrivasse ad un livello ancora più alto. In vent'anni l'E-Sport sarebbe dovuto essere una realtà mondiale, non posso dire pari alla Formula Uno, ma al pari degli altri Sport. Invece continua ad essere ancora una realtà di nicchia, una “cosa da nerd”.

Per concludere, che consiglio daresti ai ragazzi che vedono i social come un possibile lavoro?

Bisogna cercare di non farsi condizionare eccessivamente dagli altri e seguire la propria natura. È fondamentale avere qualcosa da comunicare e svolgere con competenza il proprio lavoro di youtuber.

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