Materie STEM: ancora poche donne tra i banchi
Solo il 12% delle donne ricercatrici è impiegato nelle accademie tecniche e scientifiche
Asia Shi | 24 marzo 2022

Oggi la presenza delle donne nella scienza è sempre più frequente e sta aumentando.
L’Onu rileva che le donne oggi sono il 33,3% dei ricercatori, sono presenti solo per il 12% nelle accademie scientifiche ed è previsto che questa disparità continui a esistere.
I dati forniti da Assolombarda riportano un 91,8% degli uomini laureati in facoltà STEM contro l’89,3% delle donne e nel mondo del lavoro queste spesso guadagnano mensilmente una cifra inferiore rispetto ai colleghi uomini.


Parlando di carriera dobbiamo necessariamente richiamare il discorso sulla maternità. Sia in ambito STEM che non-STEM le donne sono svantaggiate: devono infatti scegliere tra la carriera e la famiglia o subire “rallentamenti” nelle promozioni, sperimentando in alcuni casi anche il licenziamento.


Come mai le donne sembrano essere meno attratte dalle materie tecniche, scientifiche e matematiche?
Innanzitutto i numeri registrati nelle statistiche degli ultimi decenni sembrano scoraggianti e dimostrano uno scarsa motivazione nelle ragazze ad approndire queste discipline.
Spesso un’origine comune è il background culturale e familiare delle società odierne, seguito dai pregiudizi delle persone che circondano le donne, specialmente insegnanti o coetanei.
Tutto ciò porta ad un’estrema insicurezza e all’autoconvinzione di non essere all’altezza degli uomini.
Guardando indietro, il contributo femminile alle scienze, alla tecnica, all’ingegneria e alla matematica è stato fondamentale, ma sempre in misura minore rispetto a quello degli uomini.


Le donne nel passato non hanno contribuito non perché non fossero adatte, ma l'errata mentalità le teneva prigioniere.
Nonostante questi ostacoli oggettivi molte donne nel corso del secolo scorso sono diventate importanti studiose e scienziate, un esempio su tutte l’italiana Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina.

Commenti