I love New York. Un’italiana nella città più cool del mondo
Vivere nella grande mela
Per una giovane reporter di Zai.net un anno a New York significa scoprire ogni giorno di sentirsi cittadina del mondo
Francesca Giuliani | 26 settembre 2011
Quando sono arrivata a New York per uno stage, circa un anno fa, non avevo idea di che cosa avrei potuto aspettarmi da un’esperienza del genere. Ero veramente curiosa di scoprire la città, un luogo di cui avevo sentito e visto così tanto prima ancora di averlo mai visitato che mi sembrava già di conoscerlo. New York è l’indiscussa capitale mondiale dell’arte, della cultura, della moda, di ciò che è di moda e di tutte le stravaganze più assurde, e ognuno arriva qui con un’impressione più o meno precisa, da confermare o smentire. Vi racconto di lei e di come sia molto più complessa e sfaccettata di come ve la possiate immaginare.

Due o tre cose che so di New York
La prima cosa che ho imparato a New York è che qui spazio e tempo seguono regole proprie.
L’unità di misura dello spazio sono i “blocks”: gli isolati, contrassegnati da due numeri, quello dell’intersezione tra una street e una avenue, come in una gigantesca battaglia navale. Qui i numeri civici non vi saranno d’aiuto, l’unica cosa che conta per recarsi in qualsiasi punto sono le cross streets, ossia gli incroci, senza questi si è completamente persi.
L’unità di misura del tempo, invece, sono gli “stops”, le fermate di Subway tra un punto e l’altro della città. Ogni newyorkese che si rispetti si preoccupa moltissimo del “commute” (il tragitto da percorrere in metro da casa al lavoro) ogniqualvolta debba scegliere un appartamento: per evitare di perdere troppo tempo cambiando treni, molte persone scelgono addirittura di trasferirsi nel vicino New Jersey, molto ben collegato a Manhattan grazie ai treni PATH. Le linee di metropolitana sono tantissime e intrecciate, ed è praticamente possibile arrivare ovunque da ovunque, avendo un po’ di tempo a disposizione. Imparare il meccanismo Uptown (verso nord) e Downtown (verso sud) è fondamentale per muoversi in città, ma la padronanza degli scambi tra linee è una competenza che si acquista con il tempo. Per non perdersi, anche i newyorkesi doc, tutti muniti di smartphones, scaricano la mappa interattiva della rete MTA. Meglio evitare di ritrovarsi nel Bronx per errore!
Il cibo a New York merita un discorso a parte. Si trova di tutto, per tutti i gusti e le tasche. I ristoranti italiani autentici sono più di quanti ci si possa aspettare, e non è raro trovarsi ad ordinare in italiano un piatto di pasta o una pizza veramente cotta a legna. Ma bisogna provare di tutto, dal turisticissimo Junior’s a Times Square, allo street food che si vende ad ogni angolo. I food trucks, gli equivalenti locali delle paninerie ambulanti all’italiana, qui sono estremamente sofisticati e propongono cibi dolci o salati la cui preparazione si coniuga con un progetto di marketing raffinatissimo. È il caso di CoolHaus, il camioncino dei gelati ispirato ai grandi maestri dell’architettura, da cui potrete acquistare un sandwich gelato intitolato a Frank Gehry (il “Frank Behry”, ai frutti di bosco) o alla corrente Minimalista (“Mintimalism”, alla menta e cioccolato).

Ho tanto da imparare su di lei
L’unica vera lezione che ho appreso a New York, comunque, è che non finirò mai di scoprirla. La città è enorme, ed è viva e nuova ogni giorno, da sempre. C’è sempre un nuovo musical a Broadway, un nuovo negozio a Spring Street o un nuovo ristorante dove fare il brunch nell’Upper East Side, e c’è sempre troppo poco tempo tra il TGIF (Thank God It’s Friday, motto nato molto prima di Rebecca Black!) e il lunedì seguente. Forse è proprio come scriveva Tom Wolfe, il giornalista che meglio di tutti riesce ad esprimere l’atmosfera newyorkese con le sue parole: quello con New York è soprattutto un amore domenicale (a Sunday Kind Of Love). La domenica in città è il giorno meno frenetico, in cui ci si concede il lusso di un caffè ad Astor Place, di una passeggiata a Central Park o di un giro per librerie (St Mark’s Bookstore e The Strand le mie preferite). In ogni caso, in qualsiasi impegnatissimo giorno nella giungla dei grattacieli e dei cabs gialli è meraviglioso aggirarsi per le lunghissime avenues e streets, salire in metro e osservare chi sale e chi scende e sentirsi perfettamente a casa in questo luogo dove probabilmente siamo tutti arrivati provenendo da qualche altra parte. Non c’è quasi nessun nativo, ma si è tutti, in qualche modo, cittadini. Succede solo qui.
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