Attualità
Teatri, "Noi siamo l'oro nero di questo Paese"
A tu per tu con Pamela Villoresi, attrice e direttrice del Teatro Biondo di Palermo
Laura Marta Di Gangi | 6 novembre 2020

Con i 34.500 casi positivi di ieri, l'Italia si sveglia con le nuove misure restrittive. 4 le Regioni rosse,Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte e Calabria, in cui ci si potrà spostare solo muniti di autocertificazione e solo in caso di necessità, 2 le Regioni arancioni, Sicilia e Puglia, in cui sono vietati spostamenti in entrata e uscita dalla regione e dai comuni di appartenenza, mentre le restanti 14 Regioni sono gialle e in esse ci si potrà muovere entro i limiti nazionali. Chiudono nelle zone rosse bar, ristoranti,pub, pasticcerie, negozi e centri estetici; stessa situazione nelle zone arancioni tranne che per i centri estetici che continueranno il proprio lavoro; invariata la situazione nelle zone gialle. Anche oggi noi di zai.net abbiamo voluto far sentire la voce dei lavoratori e lo abbiamo fatto intervistando Pamela Villoresi attrice e direttrice artistica del Teatro Biondo di Palermo.

A livello generale sappiamo quelle che sono state le difficoltà che l’ultimo DPCM ha portato alla vostra categoria, ma nello specifico cosa ha significato per voi?

Abbiamo dovuto chiudere il teatro, non possiamo ricevere il pubblico ma le attività interne procedono, come la scuola, le prove o gli uffici. Ciò che ne risente sono gli spettacoli che sono stati sospesi. Io capisco e ci adeguiamo alle disposizioni del governo perché siamo in un momento difficile e pericoloso, certo è vero che hanno chiuso per primi i teatri che più di ogni altra categoria hanno rispettato tutte le normative. Da noi era prevista l’occupazione di un posto ogni otto liberi, idranti che disinfestano anche le pareti e le sedute, tutti i lavoratori vengono controllati attraverso tampone periodicamente e abbiamo anche installato dei termoscanner agli ingressi. Ci dispiace che loro abbiano ritenuto di chiudere per prima le cose superflue, ciò ci ha preoccupato perché se ritengono che sia superflua la cultura, non abbiamo futuro. È il nostro patrimonio che va salvaguardato, noi siamo l’oro nero di questo Paese e noi direttori dei teatri pubblici abbiamo fatto, tramite il nostro rappresentante Fonsacchi, un intervento durissimo in cui si diceva che la nostra categoria è in emergenza da decenni e non solo in questo particolare periodo storico.

Come vedete al momento il futuro dei teatri e di tutte le figure professionali coinvolte?

Il settore dei lavoratori dello spettacolo e, in particolare, quelli che non fanno parte di un teatro pubblico o stabile sono alla fame. Sono categorie che non hanno ammortizzatori sociali perché non rientrano nelle fasce protette dal governo in caso di Covid. I teatri pubblici hanno avuto confermati i contributi stati, comunali e regionali che però servono a pagare i dipendenti fissi, gli affitti e tutto ciò che riguarda le spese correnti. È certo che non appena riapriamo la gente ha molta voglia di venire perché ci sono state delle insurrezioni e la gente vuole andare a teatro non solo per evadere ma anche per avere un pensiero più profondo così da dare risposte più appropriate nella propria vita.

Come ha influito a livello personale la chiusura del teatro?

Io ho sempre cercato di reagire, non mi sono mai abbandonata all’arte del lamento, prendo sempre atto della situazione e provo sempre a fare di meglio. Durante il lockdown infatti siamo stati i primi ad andare in diretta con i nostri spettacoli, abbiamo fatto varie iniziative con gli studenti così che anche loro avessero il supporto da parte degli attori. Abbiamo anche fatto “ I cantieri del Biondo” coinvolgendo il pubblico nei processi creativi dei nostri spettacoli. La nostra scuola al momento va in presenza, la mattina hanno le lezioni incardinate con l’università in remoto, nel pomeriggio invece si svolgono i laboratorio presenza. Questi vengono svolti sia al chiuso che all’aperto, rigorosamente distanziati e con le mascherine e fanno anche attività di danza fisica. Anche loro vengono sottoposti a continui controlli fisici oltre che alla ripetuta sanificazione dei locali.

Quanto è risultato importante per i ragazzi poter continuare a svolgere queste attività in presenza?

Per loro è stato meraviglioso, si sono molto responsabilizzati. Hanno iniziato a frequentarsi tra di loro, cosa che noi gli avevamo suggerito per evitare di vedere persone che sono al di fuori della cerchia per limitare le ingerenze esterne e quindi eventuali contagi. Sono molto motivati quindi, finché possiamo, continueremo in presenza. Se dovesse però esserci un altro lockdown abbiamo già un programma da remoto da svolgere, ma adesso per esempio queste attività della scuola sono anche postate sui nostri social. Tutto ciò per far capire che il teatro è vivo e mandiamo online anche le prove del “Misantropo” su cui punta il teatro perché fatto da giovani.

 

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