Lasciare il Paese per studiare, lavorare e vivere all’estero è il sogno di molti giovani italiani. Per altri, invece, raggiungere l’Italia e i paesi europei limitrofi è l’unica speranza per vivere davvero, per avere un futuro, come per Mohamed, Alan, Eliàn e Nujeen, raccontati nel podcast “Voci in Fuga” del liceo classico Goffredo Mameli di Roma.
Mohamed Keita ha 13 anni quando è costretto a lasciare il suo paese d’origine, la Costa d’Avorio, senza più i suoi genitori deceduti durante la guerra civile. Il suo viaggio inizia nel 2006: raggiunge un campo profughi in Guinea, poi la Libia, tenta la traversata verso Malta e si spinge fino all’Italia. “Camminavo senza sapere dove stessi andando. Con i miei genitori è morto il mondo che conoscevo”. Dormiva su un cartone in stazione Termini, poi un giorno un ragazzo gli ha compra un biglietto e gli ha fatto conoscere un centro per minori non accompagnati. Lì la sua vita è cambiata, non è più solo e ha scoperto la sua passione: la fotografia. Oggi è un fotografo e le sue foto sono esposte in tutto il mondo.
Elián Gonzales ha 6 anni quando nel 1999 lascia Cuba con la madre cercando riparo negli USA. Durante il viaggio la barca affonda, solo lui e altri due bambini si salvano. Approda in Florida, ma dopo una lunga disputa internazionale Elián ritorna a Cuba da suo papà. Oggi è ingegnere, nonché deputato dell'Assemblea nazionale del potere popolare di Cuba.
Alan Kurdi ha 3 anni ed è costretto a lasciare la Siria nel 2015, in seguito alla distruzione della sua città. Alan e la sua famiglia si imbarcano verso Kos, ma durante il viaggio la barca si capovolge. I risvolti sono drammatici, solo il padre si salva. Giorni dopo Alan viene trovato senza vita su una spiaggia turca e la sua foto fa il giro del mondo. Alan avrebbe voluto una vita come tutti i bambini del mondo, oggi è il simbolo tragico di chi perde la vita in mare cercando un futuro migliore.
Nujeen Mustafa è una ragazza siriana affetta da paralisi cerebrale. A 16 anni a causa della guerra ad Aleppo lascia il Paese con la sorella Nasrine, che la spinge in sedia a rotelle fino al confine turco. Dopo un lungo viaggio che le porta ad attraversare il mare e l’Europa dell’est arrivano in Germania. Oggi Nujeen e la sorella sono simbolo di resilienza e combattono per i diritti dei rifugiati e delle persone disabili.