Attualità
180 ospedali si illuminano per Gaza
In memoria di tutto il personale sanitario deceduto durante il genocidio di Gaza, le facciate di più di 180 ospedali si sono illuminate nel ricordo dei 1677 colleghi
Gaia Canestri | 3 ottobre 2025

Ieri sera, 2 ottobre, alle 21 i cortili e le facciate degli ospedali di tutta Italia si sono illuminati per non dimenticare i colleghi vittime del genocidio che si sta consumando a Gaza. Quando le barche della Global Sumud Flotilla sono state intercettate un'ondata travolgente di studenti, lavoratori e civili si è riversata nelle strade e nelle piazze di tutta l'Italia; tra chi non è rimasto a guardare impassibile ci sono anche loro, gli operatori sanitari. Così alle 21 infermieri, medici, e altri operatori si sono riuniti in più di  180 ospedali leggendo a staffetta i nomi dei 1677 colleghi deceduti.

Come ricorda qualcuno tra la folla, essere un infermiere, un medico o lavorare nella sanità in generale non è solo un lavoro come tanti, è una vera e propria missione, una chiamata a cui si risponde con il cuore e che porta a perdere giorni interi di sonno per salvare vite di estranei. È una divisa pesante quella che si indossa all'interno degli ospedali, che causa preoccupazioni e stress mentale, oltre che fisico, ma che trova sempre la luce in quel fine, umile e coraggioso, di salvare anche solo una vita. Lo sapevano bene i colleghi di Gaza che fino all'ultimo momento sono rimasti nelle sale e nei corridoi senza mai abbandonare i loro pazienti. C'è qualche veterano, ma nella lista delle vittime si leggono nomi giovani, quasi tutti 30enni. Oggi nelle piazze invece ci sono volti appesantiti da anni di notti nei reparti e facce giovani, perché ricordare è un compito che non conosce età e che non dovrebbe conoscere neanche colore politico.

Gli ospedali si riempiono di lavoratori, le piazze di manifestanti, le scuole e le università si uniscono in un grido di resistenza; sembra che tutta l'Italia si stia mobilitando come non succedeva da decenni. Qualcuno grida all'esibizionismo e ricorda che "weekend lungo e rivoluzione non stanno bene insieme", ma sembra che queste parole si stiano trasformano in benzina per le piazze. Una cosa è certa, il popolo non è più disposto a rimanere seduto e fare da spettatore a un genocidio che si consuma tutti giorni nell'indifferenza.

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