Cinema e Teatro
Perché vedere "È stata la mano di Dio"
Non solo un omaggio alle origini del regista
Cecilia Rolandi | 2 maggio 2022

É stata la mano di Dio  è l’ultimo film di Sorrentino, di stampo autobiografico, arrivato fino agli Oscar. Ambientato nella Napoli degli anni '80 segue l’evoluzione di Fabietto Schisa, proiezione del Sorrentino adolescente, un ragazzo timido e solitario. La sua vita ruota attorno alla famiglia; è una lenta  scoperta del mondo, un alternarsi di momenti di gioia e fragilità, come per ogni giovane ragazzo. Poi un improvviso tragico evento lo costringe a maturare in fretta e lo pone bruscamente davanti al futuro e alle sue scelte; deve trovare la sua strada nella vita, ora più solo e senza sostegno.

Tutto il film è anche  un omaggio alle origini del regista, alla sua terra. Napoli viene raccontata in modo autentico, con tutti i suoi pregi e difetti, e ci sono molti elementi, vedi i vicini tirolesi che mangiano canederli in estate, volti ad abbattere i pregiudizi sulla città e a celebrarla, come le canzoni di Pino Daniele. Il titolo stesso è ispirato al soprannome di Maradona, “mano de Dios”, la cui presenza è imponente nel film. Un uomo che rappresenta uno dei valori e dei punti d’unione con gli altri per il protagonista. Il fatto drammatico per il giovane Sorrentino rappresenta la fine di una fase della vita, ma vista come un nuovo inizio, una svolta forzata. Alla fine Fabietto parte, non fugge, va alla scoperta del mondo e una visione sui binari è la conferma che riuscirà ed avrà successo.

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