Cinema e Teatro
L'ironia è come gli scacchi: riflessioni attorno al famigerato "The Slap"
C’è chi vede solo bianco, chi vede solo nero e c’è chi capisce il gioco: guida per distinguere il black humor dalla battuta cattiva con intento di offendere
Andrea Barbato | 3 May 2022

Utilizzando come metafora il gioco degli scacchi si può in parte comprendere la complessità e la diversità delle occasioni e situazioni che possono nascere in base alle diverse mosse poste dal luogo in cui ci si trova e dalle persone che si trovano attorno.

Un esempio recentissimo che centra in pieno il problema è l’ormai noto schiaffo di Will Smith  ai danni di Chris Rock. Questi aveva fatto una battuta riferita alla calvizie della moglie di Will Smith - che soffre di alopecia. La risposta del famoso attore non si è fatta attendere e si è conclusa con uno schiaffo violento in diretta tv, seguito da intimidazioni dello stesso Smith.

In questo caso il gioco non è stato capito, ma ciò (escludendo l'atto violento dello schiaffo, da condannare) è comprensibile in parte perchè essendo molto complicato non è possibile che possa essere compreso da tutti. Dunque, tutto ciò che rappresenta battute molto forti, soprattutto su temi e taboo forti della società vengono tranquillamente raccolti e trattati nella sfera del Black Humor: questo tipo di comicità, criticato da moltissime persone, si permette di superare molti limiti, come la morte, la pedofilia, gli attentati, violenze sessuali e non.

In questi casi ciò che differenzia il black humor dalla battuta cattiva con intento di offendere è basata su tre fattori: il luogo/contesto nel quale viene detta la battuta, da chi viene detta questa battuta, e - infine - a chi viene raccontata la battuta, cioè al pubblico diretto in questione.

Perciò, infine, ciò che si vuole esprimere la maggior parte delle volte è bersagliato della critica e talvolta al limite della morale comune, che ci fa sorridere o storcere il naso: ma è per questo che negli scacchi c’è chi perde e non capisce come, e chi fa scacco matto.

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