Tra pulp e Proust si vince il Pulitzer
Alla ricerca del tempo bastardo
Redazione | 2 December 2011
Chi l’ha detto che la letteratura non riesce più a sorprenderci? E chi si aspetta di trovare un romanzo che cambia ben tredici volte tono e registro tenendoci incollati alla pagina? Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan, Premio Pulitzer 2011, ci riesce eccome: insolito, formato da una serie di racconti eterogenei per ambientazione e stile, ma collegati dal ricorrere degli stessi personaggi complicati e inquieti. Al centro ci sono Bennie Salazar, ex musicista punk e ora discografico di successo, e il suo fidatissimo braccio destro Sasha, una donna di polso ma dal passato turbolento. Le loro storie si snodano fra la San Francisco underground di fine anni Settanta e una New York prossima ventura in cui gli sms e i social network strutturano le emozioni collettive, passando per improbabili ascese sociali e matrimoni falliti, fughe adolescenziali nei bassifondi di Napoli, scommesse azzardate ma vincenti su musicisti dati troppe volte per finiti. Intorno a Bennie e Sasha si compongono le vicende delle loro famiglie e dei loro amici: una costellazione di co-protagonisti indimenticabili. L’autrice dice di essersi ispirata a Proust e alla serie tv I Sopranos che affrontano la tematica del tempo che passa: da segnalare un intero capitolo scritto in Power Point che diventa il diario in 40 diapositive della 12enne Alison Blake quasi a scandire le pause. Geniale.
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