Scuola
Istruzione, tra destra e sinistra i tagli ci sono e si vedono
Politiche trentennali di tagli all'istruzione hanno causato abbandono scolastico, stipendi bassi e innumerevoli chiusure di istituti
Tommaso Di Pierro | 14 giugno 2023

La spesa pubblica sale, quella per l'istruzione cala. In trent'anni, tra governi di destra e sinistra, si è verificato un intenso taglio sistematico delle risorse all'istruzione i cui effetti si ripercuotono su stipendi, numero delle classi e personale scolastico.

Italia agli ultimi posti in Ue per spesa in istruzione 

Come riportato da Will Media, in Italia negli ultimi trent'anni la spesa pubblica è aumentata, passando dai 500 miliardi di euro nel 1995 a 900 miliardi nel 2021, senza che però contemporaneamente si accrescesse anche quella per l'istruzione.

L’Italia, infatti, risulta agli ultimi posti in Ue per spesa in istruzione. Al 2019, secondo i dati Istat, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 3,9% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,7%.

Questo cosa comporta? Innanzitutto un incremento dell'abbandono scolastico, salito al 12% (addirittura in Sicilia il fenomeno per l'anno scolastico 2021/2022 era pari al 21,1%, quasi il doppio rispetto alla media nazionale). Conseguentemente si registra un calo degli stipendi degli insegnanti, inferiori di 20 punti percentuali rispetto alla media europea, mentre per quanto riguarda gli investimenti in istruzione, l'attuale frangente colloca l'Italia terzultima in Europa.

Dispersione scolastica e taglio delle classi, allarme per i prossimi anni

Proprio sulla dispersione scolastica, come riporta il Corriere dell'Università, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva ammesso che “I dati sono impressionanti: in Italia il 13,2% dei ragazzi tra 15 e 19 anni non studia e non lavora. Per fare degli esempi, in Romania la percentuale è del 12,1%, in Germania del 5%, in Portogallo del 2,6%, in Svezia del 2,5%. L’obiettivo è portare questi numeri sotto il 10% entro qualche anno”. Per contrastare l’abbandono scolastico il ministro ha chiesto a Invalsi di “Individuare le 50 scuole italiane che hanno grandi difficoltà. Voglio partire con una sperimentazione come si è fatto in Francia. In queste realtà più difficili le classi dovrebbero essere molto ridotte, dieci studenti l’una”. Negli scorsi decenni infatti più che ridurre il numero degli alunni si è semplicemente effettuato il taglio delle classi. Tra il 2008 e il 2011 il numero di classi nelle scuole è calato di 10.000 unità, nonostante il numero degli alunni in Italia non sia diminuito. In anni più recenti Il taglio è avvenuto principalmente per via del fenomeno della denatalità, che si sta pian piano ripercuotendo sul sistema scolastico. In soli quattro anni si è registrato un crollo del 6% del numero degli alunni mentre già a partire dall'anno scolastico 2023/2024 ci saranno 127mila studenti in meno.

A peggiorare la situazione è il fatto che nei prossimi 10 anni si stima una contrazione del numero degli studenti di 1,4 milioni. Sempre tra il 2008 e il 2011 si è effettuata l'eliminazione di ben 90.000 cattedre, per cui hanno perso l'incarico 30.000 supplenti con incarichi annuali, mentre dal 2009 al 2011 i tagli al personale sono aumentati di 44.000 unità

PNRR e la spesa per l'istruzione 

La speranza è che con i fondi del PNRR destinati all'istruzione,un investimento da 30,88 mld, si riesca a intervenire sui numerosi problemi scolastici, ma sarebbe bene che oltre a ciò venga mantenuto un regolare innalzamento annuo della spesa per l'istruzione, onde evitare la chiusura di altri istituti, problema già pressante nel nostro paese.

 

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