"Vorrei davvero che la scuola iniziasse a trasmettere il messaggio che quando si prende un brutto voto, è il compito ad essere fatto male, non la persona". Silvio Improta è Dirigente Scolastico dell'istituto Tecnico Economico e Tecnologico "Aldo Capitini" di Perugia e per lui il benessere psicologico a scuola significa innanzitutto iniziare a disgiungere la prova dalla persona. "Purtroppo l'attuale sistema valutativo ci porta a pensare sin da piccoli che i nostri risultati scolastici diano un giudizio di valore sulla persona. Scrivere Bravissimo sul compito delle elementari, suona come un giudizio sulla persona. Invece il messaggio dovrebbe essere: non sei tu ad essere bravissimo, ma hai fatto benissimo questo compito".
Una scuola attenta al benessere è una scuola in cui lo sportello psicologico è attivo sia per studenti che per docenti e in cui le classi sono coinvolte in percorsi di coaching umanistico attraverso sportelli motivazionali bisettimanali, con l'obiettivo di valorizzare le passioni e le abilità di ognuno.
Benessere, per Improta, è sempre sinonimo di inclusione, non solo per studenti e studentesse con la 104, ma anche per gli allievi con Bisogni Educativi Speciali (BES), che sono ancora un mondo grigio affrontato solo in parte nella scuola ita-liana. Anche per far luce su questo aspetto, il Capitini ha promosso negli ultimi anni il progetto / Care 2, una rete territoriale di scuole riunite con l'obiettivo di realizzare un protocollo comune e scritto dal basso che possa essere un punto di riferimento per modelli, criteri e approcci da attuare nei confronti dei BES. Il protocollo è stato realizzato ed è ora nella fase sperimentale di attuazione. L'esperienza del Capitini mostra come il benessere sia insomma cambiamento culturale profondo: significa rivedere la valutazione, ripensare le relazioni educative, costruire un contesto in cui studenti e docenti possano riconoscersi come persone prima che come ruoli.




