Addio a Carlos Ruiz Zafón: dai banchi di scuola al posto d'onore tra i libri del cuore
“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso”.
Gianni Bellu | 19 giugno 2020

A scuola, uno dei compiti più temuti e copiati dagli alunni delle scuole di ogni ordine e grado è sicuramente la relazione su un libro assegnato dal docente. Letture "obbligate" che di solito non vengono neanche pienamente apprezzate dagli studenti se non, magari, anni dopo la fine del proprio percorso scolastico.

È proprio per questo motivo che la mia insegnante di italiano del primo anno del liceo classico decise di assegnarci la relazione su un libro a nostra scelta. Ci diede solo un consiglio: “Provate a leggere Zafòn, vi piacerà!”  

Per uno strano gioco del destino, qualche giorno prima mi era stato regalato “L’ombra del vento”, proprio di Carlos Ruiz Zafón.

Zafón, scrittore spagnolo, nato a Barcellona nel 1964, è uno dei maestri del romanzo moderno, autore di numerosi romanzi tra cui la saga del Cimitero dei Libri Dimenticati, di cui fanno parte “L’ombra del vento”, “Il gioco dell’angelo”, “Il prigioniero del cielo” e “il  labirinto degli spiriti”.

Tutti aspettavano un suo nuovo romanzo, chissà che storie avrebbe potuto scrivere.

Purtroppo, però, un tumore al colon con cui lottava da parecchio se l’è portato via. 

Il 2020 ha deciso di voler essere, a tutti i costi, uno degli anni peggiori della storia dell’umanità, uno di quegli anni che specialmente il mondo della letteratura non dimenticherà facilmente.

Dopo Sepúlveda, infatti, anche la morte di Zafón ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori di chi ama la lettura, di chi ama lasciarci trasportare e scoprire terre ed epoche conosciute solamente leggendo il libro che si ha tra le mani.

La magia di Zafón stava proprio nel riuscire a far vivere al lettore ciò che i personaggi stavano provando: le loro stesse emozioni, le loro stesse sensazioni, le loro stesse angosce.

Può sembrare banale, ma è questo fattore che contraddistingue un libro discreto da un capolavoro.

Io ho respirato l’aria cupa della Barcellona del regime franchista, ho camminato fra la nebbia dei vicoli della città, ho desiderato la penna stilografica nella vetrina del negozio, ho starnutito per la polvere dei libri del Cimitero dei Libri Dimenticati.

Ho voluto raccontarvi la mia esperienza con Zafòn perché “L’ombra del vento”, insieme a “Tutti i racconti” di Cesare Pavese, è  uno dei due libri che tengo vicino a me nel comodino, uno dei libri che occupa uno spazio del mio cuore. Sono fermamente convinto che la grandezza di un autore non risieda solamente nelle opere che ha scritto, ma nel segno che queste lasciano in chi le legge.

Nelle prime pagine de “L’ombra del vento” si può trovare scritto: “Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso”.

È questo l’invito che Daniel, il protagonista del libro, ricevette prima di cercare il suo libro nel Cimitero dei Libri dimenticati.
Anch’io ho trovato il mio libro in quel momento. 

Daniel scelse “L’ombra del vento” di Julian Carax, io “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn.

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