Attualità
La grande fuga: perché il Sud perde sempre più giovani?
Oltra a quella verso l’estero, c’è un’altra fuga dei cervelli: quella dal Sud al Nord Italia
Asia Vicentino | 14 settembre 2025

"Denatalità, invecchiamento e spopolamento sono la nuova sfida del nostro paese” così ha dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti sugli effetti economici e sociali della transizione demografica nello scorso 18 giugno. Ma la fuga dei cervelli non segue solo la rotta Italia-estero. Dati alla mano, il Mezzogiorno sta vivendo un vero e proprio tsunami demografico: si parla di 3,4 milioni di abitanti in meno entro il 2050 e 7,9 milioni entro il 2080. Cifre spietate che raccontano di intere aree del paese che si stanno svuotando e di comunità che muoiono. L’analisi delle cause dimostra che sullo spopolamento hanno influito il calo della natalità, della fertilità ma soprattutto la mobilità interna. Secondo l’economista Giampaolo Galli “solo un’entrata di 430 mila stranieri ogni anno fino al 2035, risolverebbe la drammatica crisi del paese”.

Ma perché si lascia il Sud?

C’è innanzitutto un problema salari: al Sud sono oggi più bassi dell’8% rispetto a 10 anni fa e il tasso di occupazione femminile è ancora intorno al 30%, il più basso d’Europa. Lavoro povero e pochi servizi scoraggiano i giovani qualificati a rimanere sul territorio e a farsi una famiglia al meridione. La mobilità dal Sud verso il Centro, il Nord e l’estero ha fatto registrare solo nel biennio 2022-23 una perdita della popolazione di 129 mila residenti. La Campania nell’ultimo decennio ha registrato il deflusso più alto di neolaureati: 37 mila totali, di cui 7 verso destinazioni extranazionali, 30 verso aree della penisola maggiormente sviluppate. Le conseguenze sono servizi desertificati, trasporti meno efficienti, la diminuzione di occasioni di investimento nelle competenze scientifiche e tecnologiche, maturate dagli stessi ex studenti ora in fuga. L’appello al pragmatismo politico è condiviso da tutti: così come per il rientro dei cervelli dall’estero, occorrono offerte di salari più decenti, contratti di lavoro più soddisfacenti, abitazioni adeguate a prezzi contenuti e servizi per l’infanzia universalmente accessibili. Queste le soluzioni per il paese che si sta trasformando nel bel paese per vecchi pur non potendosi permettere di essere il paese della bella longevità.

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