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Mamme su Whatsapp
L’app di comunicazione che spopola tra noi ragazzi è il nemico numero uno delle nostre mamme: anche se si impegnano, non possono che provocare la nostra ilarità per gli errori che fanno. E finiscono anche su Facebook
La Redazione | 6 maggio 2016

Esistono due tipi di madri: il tipo A, sempre precisa e ordinata, che risponde sempre al telefono, va a tutte le riunioni dei genitori ed è sempre vestita di tutto punto, e la madre di tipo B, sempre affettuosa ma molto distratta, creativa anche quando si trova di fronte a semplici faccende quotidiane come fare la spesa e un po’ sulle nuvole. Tutte le madri, però, hanno una cosa in comune: il rapporto conflittuale con WhatsApp.

WhatsApp, questo sconosciuto, è per loro l’ultima diavoleria elettronica di cui intuiscono l’enorme portata senza essere in grado di gestire, però, le grandi responsabilità.

La dolcezza delle madri è senza eguali e i loro tentativi di essere connesse al nostro mondo, di capire il nostro linguaggio e renderlo proprio sono un misto di goffaggine e tenerezza che ci strappa sempre una risata. È stata creata persino una pagina Fb per commemorare i messaggi più belli delle madri chiamata: “Mamme che scrivono messaggi su WhatsApp”. La comicità involontaria delle madri, le perle di saggezza e le gaffe giornaliere sono raccolte in una delle pagine più ironiche del web che si alimenta grazie alle conversazioni familiari che avvengono ogni giorno.

La prima scenetta sicuramente degna di nota, tratta dalla vita personale di ogni teenager, è la seguente: madri che pensano ancora che si paghi in base al numero di caratteri.

Nel lontano 1993 i messaggi erano appena nati, mentre le madri, allora giovani donne, erano alle prese con questo nuovo trend, quello di inviare sms ai propri amici. Allora, però, ogni 160 caratteri si raggiungeva la massima lunghezza del messaggio inviato, per cui ogni messaggio doveva essere più breve possibile e si ricorreva ad abbreviazioni come ok, cmq, tvb e ogni altro obbrobrio del caso. La madre classica, però, ha conservato il gene che la porta a pensare che sia ancora così, per cui risponde sempre abbreviando ogni pensiero e intervallando frasi brevi con punto o punto interrogativo come massimo range di punteggiatura come “Ok.Sono a casa.Tu?”. Lasciando da parte le abbreviazioni, però, finisce per non conoscere simboli semplici, appartenendo lei all’era pre-emoticon come un semplice :) o <3.

Il secondo aspetto divertente e raccapricciante al tempo stesso, è il rapporto di odio che vige tra la madre e il correttore automatico. Sia chiaro, il correttore automatico è un’invenzione del Diavolo in persona, ma la madre è in grado di dare il meglio di sé non accorgendosi delle alterazioni apportate e pretendere una riposta quanto più chiara e concisa. Un esempio? “Ora Formo.troni predto a cs?”

Per non parlare poi dei tempi di risposta. La concezione del passare del tempo per la madre è sempre qualcosa di strabiliante. Il messaggio mandato due giorni prima alle 19 quando viene finalmente letto e visualizzato riceve “immediata” risposta, anche se ormai è fuori contesto da anni luce. “Mamma esco a cena stasera” ad esempio, cui viene risposto quando la cena è stata già mangiata e digerita da tempo. Nel cervello della mamma, infatti, scatta quella sindrome che potremmo definire “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”: se WhatsApp non si illumina, suona, lampeggia inequivocabilmente, il messaggio non è degno di nota e viene letto chissà quando. Alla faccia dei messaggi istantanei!

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