Cinema e Teatro
“Mio fratello rincorre i dinosauri”
“Un film reale”, ci dice Roberto Nocchi, Vitto sul grande schermo
Alex Lung, 20 anni | 14 ottobre 2019

Mio fratello rincorre i dinosauri è un film uscito nelle sale il 5 Settembre con la regia di Stefano Cipani, tratto da un romanzo di Giacomo Mazzariol (Einaudi 2016). Nasce dal desiderio di Cipani di riflettere sul suo rapporto con il fratello Giovanni, nato con la Sindrome di Down (sul grande schermo Giò, interpretato dal piccolo Lorenzo Sisto). 

È difficile riportare in 101 minuti un’esperienza di vita, e lo è maggiormente se essa è particolare. Ma questo film gode di uno spiccato realismo che ci permette di cogliere tutte le difficoltà e le sfide, ma anche il positivo, della storia. Un realismo che aiuta a maturare e rendere consapevoli.

“C’è molto di vero per quanto riguarda le emozioni che vivono i personaggi”, ci dice al telefono il giovane attore Roberto Nocchi (davanti alla telecamera Vitto, il migliore amico di Jack, fratello di Giò). Non ci sono addolcimenti, non c’è perfezione: i protagonisti sono puri, diretti, e a volte sbagliano. Un realismo che si esplicita, ad esempio, quando i genitori hanno difficoltà a spiegare ai figli che il fratellino è down: tentano inizialmente di allontanare qualsiasi loro intuizione a riguardo, presentando Giò come un supereroe. 

E poi c’è l’adolescenza, l’altro tema toccato da Mio fratello rincorre i dinosauri e tutti i “problemi” che essa porta, come la necessità di sentirsi accettati. Per questo Nocchi crede che sia rappresentata una fase importante della crescita: “si tratta di un cambiamento, una transizione che accade a tutti e che io ho affrontato nel passaggio tra scuole medie e superiori. In ciò, il personaggio di Jack è molto reale. Nel suo caso c’è la determinazione di piacere ad Arianna, cambiando e giungendo perfino a nascondere Giò”. Non c’è finzione quando il film parla di come spesso in casi delicati come questo, a farsi i maggiori problemi di accettazione siano le persone più vicine al bambino-eroe piuttosto che gli altri. “Conosco ragazzi e ragazze che hanno fratelli con la Sindrome di Down – prosegue Nocchi - e anche loro, quando erano più piccoli, hanno provato imbarazzo”. La crescita di Jack sta proprio nel comprendere che non c’è alcuna vergogna ad avere un fratello come il suo, che anzi lo arricchisce in modo “ingenuo e geniale”: Giò insegna molto a coloro che lo circondano, non meno di quanto impari dagli altri. 

Pochi film come questo possono essere definiti “veri”. Viene affrontato un tema complesso e a volte ancora fonte di tabù, di curiosità e di false credenze. Il grande merito di Mio fratello rincorre i dinosauri è farci capire come la “normalità”, ammettendo che esista, sia presente ovunque, anche laddove si è vicini a qualcuno con modi di essere, visioni e bisogni speciali. 

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