Diddy e il suo team legale avevano inviato una diffida alla piattaforma per evitare l’uscita della serie
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Diddy non è l’unico che può contare su un’equipe di avvocati pronti a tutto. Netflix, infatti, a quanto pare non si è lasciata intimidire dalla diffida inviata lunedì dal team legale del magante e non solo ha pubblicato il documentario sulla sua vita, ma ha anche risposto tramite un portavoce smentendo tutte le accuse.
Stando a una dichiarazione rilasciata a Variety, “Le affermazioni fatte su Sean Combs: The Reckoning sono false”. La piattaforma ha anche difeso 50 Cent, produttore esecutivo della serie: “Il progetto non ha alcun legame con precedenti conversazioni tra Sean Combs e Netflix. I filmati di Combs che precedono la sua incriminazione e il suo arresto sono stati ottenuti legalmente. Non si tratta di un attacco né di un atto di ritorsione. Curtis Jackson è produttore esecutivo ma non ha controllo creativo. Nessuno è stato pagato per partecipare”. Martedì il documentario è uscito in tutto il mondo.
Secondo il team di Diddy, la serie sarebbe una campagna diffamatoria pura e semplice: “Il cosiddetto ‘documentario’ di Netflix è una vergognosa operazione diffamatoria. L’anteprima di GMA di oggi conferma che Netflix si è basata su filmati rubati, mai autorizzati alla diffusione. Come Netflix e il CEO Ted Sarandos sanno bene, il signor Combs raccoglie materiale fin da quando aveva 19 anni per raccontare la propria storia, a modo suo. È fondamentalmente ingiusto, e illegale, che Netflix si appropri di quel lavoro”.
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Ma non è solo la piattaforma a essere presa di mira dagli avvocati di Diddy: le accuse ci sono anche per 50 Cent. “È altrettanto sconcertante”, si legge nella dichiarazione, “che Netflix abbia affidato il controllo creativo a Curtis ‘50 Cent’ Jackson — un avversario di lunga data con una vendetta personale, che ha passato troppo tempo a diffamare il signor Combs. Oltre alle questioni legali, questa è una violazione personale della fiducia. Il signor Combs ha sempre rispettato Ted Sarandos”.




