Musica
Dario Doldi: un artista “on the road”
Chiara Colasanti | 30 marzo 2015

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Dario Doldi, giovane artista di strada che ha intrapreso questo cammino per riuscire a valorizzare il suo percorso solista.

 

Chi è Dario Doldi e cosa fa a livello artistico/musicale?

Io sono un normalissimo ragazzo di 26 anni della provincia di Milano che ha sempre suonato, da più di dieci anni. Sono passato dal fare alternative al fare punk rock in stile California, fino a quello che faccio adesso, che è il mio progetto solista dove scrivo e canto in italiano. Attualmente faccio l'artista di strada a Milano per promuovermi tra la gente, perché comunque fino a quel momento avevo fatto belle cose ma era sempre un numero ristretto di persone che mi seguiva, facevo serate nei locali che poi sono quello che sono e così ho deciso di dare una svolta e andare io in mezzo alla gente a suonare!

 

Ho letto che hai lasciato il lavoro, hai cambiato completamente la tua vita...

Mi hanno lasciato a casa dal lavoro: mi è scaduto il contratto dopo tre anni di lavoro e sono rimasto a casa. Avevo da un bel po' questo pallino di provare a suonare per strada e ho colto la palla al balzo, così ho cominciato: ho comprato l'attrezzatura e ho iniziato a fare questo.

 

Come funziona a Milano per i permessi?

A Milano due anni fa, se non mi sbaglio, è nato un sito che si chiama stradaperta.it che è fatto dalla Fondazione Nazionale artisti di strada, che a Milano è stato acquisito dal comune per questa cosa con lo spirito di dare la possibilità a tutti di fare questa esperienza. È molto aperto: uno si iscrive, ci sono delle categorie in base all'arte che fai, perché effettivamente un musicista è diverso da un mimo e ci sono tutta una serie di postazioni sparse in giro per Milano che puoi prenotarti tranquillamente, divise a intervalli orari di tre ore, con tutto un regolamento che c'è dietro su cui si potrebbe discutere per ore e ore, ma va bene così!

 

Quando ti è venuto il pallino, ti è venuto perché avevi visto qualcuno che già lo faceva a livello nazionale o all'estero, in giro per l'Europa?
A Milano io sono entrato nel giro di recente: non è neanche un anno che lo faccio, però comunque ho conosciuto altre persone e conoscevo già da prima Matteo Terzi, che in arte è Soltanto. Lui è stato, per quel che mi riguarda, l'artista che mi ha messo la pulce nell'orecchio: ho seguito il suo modo di fare le cose, la sua storia, poi comunque andando avanti siamo diventati sempre di più e la trovo una cosa molto bella e positiva, finché si rispettano le regole!

 

Il rapporto con i social?
Ho dovuto imparare a usarli: li ho sempre usati per i fatti miei, da una vita che uso qualsiasi social network sia esistito, anche perché Internet mi intriga! Ultimamente ho cercato di creare un rapporto con le persone che mi seguono perché non volevo che fosse semplicemente “il ragazzo che suona per strada che ogni tanto, per caso, me lo becco in quella via”. Ho voluto creare un qualcosa che spingesse le persone a seguire la mia pagina, a renderla interessante e a far sapere loro dove e quando suono, che nel caso dovessero passare di lì, o avessero voglia di farsi un giro il sabato pomeriggio, sanno dove e quando trovarmi! Fino adesso ha funzionato perché capita che ci siano persone che tornano comunque a sentirmi sapendo dove sono! C'è gente che scopre che scrivo le canzoni, se le va a sentire e quella è la soddisfazione maggiore nel mio caso, perché per strada faccio cover! Quando qualcuno tira su il disco o vede che ho dei dischi fuori, li prende, li ascolta e apprezza quello che scrivo... quello è il raggiungimento dell'obiettivo!

 

La delusione o le delusioni che non ti aspettavi quando hai iniziato?

Non che ce ne siano state molte! Mi fa molto ridere quando qualcuno si avvicina per tirare su il cd dalla custodia, scopre che non ci sono le cover e decide di lasciarlo lì e mette via i soldi. Fondamentalmente canto cover, ma le cover sono rivisitate e messe giù in uno stile che è il mio: se ti piace quello che sto facendo non vedo perché non devi almeno ascoltare quello che scrivo io, soprattutto perché il cd è a offerta libera. Non ti dico niente se mi dai un euro e lo tiri su: sono contentissimo uguale anche se lo prendi gratis!

 

Per quello che riguarda il tuo progetto solista in italiano?
Attualmente ho fuori solo un ep di due canzoni e poi ho fatto un live acustico in studio, che si trova su Bandcamp (http://dariodoldi.bandcamp.com). Ho quasi finito di registrare il mio nuovo ep: ci ho messo tanto perché non avevo voglia di tornare in studio a fare tutto da solo, perché sarei ricaduto nei miei stessi clichés, nei miei stessi errori e avrei fatto un disco come tutti quelli fatti prima. Non volevo rifare esattamente quello che avevo fatto fino a quel momento: volevo qualcuno che prendesse me e il mio progetto per dargli una veste che fosse congeniale a me, al mio personaggio, alla mia storia e a quello che faccio. L'ho trovato, grazie al Cielo, e adesso mi hanno aiutato nella produzione di questo nuovo ep di cinque tracce: tre sono totalmente inedite, due nel live acustico fatto in studio, che però sono lì perché volevo dar loro il giusto merito, con l'arrangiamento e tutti gli strumenti che servivano per farle venire fuori bene e spero che esca quest'anno! Quello che succederà adesso è tutto un punto di domanda: non si sa come, dove e quando uscirà! Siamo in fase di mix, però spero che quest'anno veda la luce!


Come vedi l'attuale situazione musicale in Italia?

Se vogliamo parlare della situazione musicale... ce n'è tanto da dire: secondo me basterebbe stare al passo con i tempi, cosa che in Italia non si fa molto. In Italia non si rischia ed è una delle più grosse pecche del mercato musicale italiano! Se uno guarda gli artisti diventati famosi negli ultimi anni, a livello europeo, se non mondiale, ti faccio nomi a caso: Ed Sheeran, George Ezra, James Bay... Tutte persone che non arrivano da talent! Ezra e Bay han fatto due ep a testa, che sono andati benissimo, e han fatto un disco: vuol dire che qualcuno ci ha investito prima per farli lavorare bene e portarli a scrivere dei successi! Qua il rischio non piace: non si prendono le persone prima, è una cosa molto rara! Nulla di male contro i talent: sono un palcoscenico per tutti, che chiunque sfrutta ed è giusto così, però sarebbe bello ci fosse anche un po' di ricerca fuori da quello! 

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