Scienza
I sistemi di intelligenza artificiale nuovi dèi?
Riflessioni e provocazioni in merito a nuove tecnologie, società, scuola e futuro
Carlo Mazzone | 3 aprile 2023

Ormai il tema dell’intelligenza artificiale è di assoluta attualità e se ne discute in numerosi ambienti con posizioni spesso di opposta visione. Si va dai fan più appassionati, a coloro che vedono la cosiddetta AI (nella dizione inglese di Artificial Intelligence) come un pericolo incombente sul nostro presente e, a maggior ragione, sul futuro. Come spesso accade, sono specifici elementi a produrre, in un processo graduale, una svolta che rappresenta un vero e proprio tsunami. In questo ambito l’onda anomala è stata di certo rappresentata dall’applicazione ChatGPT, ormai nota a molti. È di recente apparizione la notizia che in Italia l’accesso a questo sistema di conversazione, solo apparentemente onnisciente, è stato bloccato a causa di presunti problemi di privacy. Al di là del fatto che per superare questo blocco è sufficiente un qualsiasi sistema software noto come VPN, che fa risultare la nostra connessione provenire da un altro paese, il problema vero è da ricercarsi ben oltre la questione legata al GDPR (il regolamento generale sulla protezione dei dati). Ci si potrebbe, ad esempio, interrogare sulla richiesta fatta da migliaia di firmatari, tra cui spiccano i nomi di Elon Musk e Steve Wozniak, di una lettera in cui si chiede un periodo di riflessione di sei mesi sull’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale per definire delle linee guida che ne consentano uno sviluppo controllato e sicuro. Indipendentemente dalla specifica opinione che si possa avere sulle opportunità e sulle reali motivazioni dei principali firmatari della lettera in questione, essa ha il merito di porre l’accento sull’importanza di partecipare attivamente al dialogo sull’evoluzione dei sistemi tecnologi moderni, non lasciando ai soli tecnici il ruolo attivo in questa ennesima rivoluzione. Mi riferisco, in tal senso, a quanto già scritto in merito alla necessità di un nuovo umanesimo digitale, in cui le problematiche degli esseri umani siano messe al centro di un’evoluzione etica delle tecnologie che possano pertanto evitare squilibri sociali irreparabili. L’immagine metaforica è forte: milioni di persone, poi miliardi, che si rivolgono dal chiuso delle loro stanze e uffici a questi nuovi dèi che hanno la capacità di ascoltare contemporaneamente tutti i "fedeli" donando loro dati e informazioni per gli scopi più disparati. Se si pensa a quanto le religioni possano essere motore di sconvolgimenti sociali straordinari, forse può diventare più chiara la direzione che si potrebbe intraprendere. Sono tra i primi a sostenere che a ogni rivoluzione industriale segue un mutamento degli equilibri nelle tipologie di lavoro, e che quindi nuovi lavori sostituiranno i vecchi. Ma è sicuro che sarà sempre così in tema di ordini di grandezza? Siamo pronti ad affrontare l’affiancamento prima e la sostituzione poi, con percentuali alte come mai prima, di contabili, avvocati, ingegneri, giornalisti, solo per citare alcune delle professioni che sono “messe a rischio” dai nuovi sistemi di intelligenza artificiale? Siamo disposti a cedere per profitto le nostre vite a questi nuovi dèi? Ovviamente, la mia è una provocazione che va nella direzione della cosiddetta singolarità tecnologica, evento che immagina una supremazia della tecnologia stessa nei confronti dell’uomo. Tuttavia, molto più pragmaticamente, quanto stiamo già ipotecando sul nostro futuro quando i nostri studenti, piuttosto che la preghiera tradizionale fatta per avere un buon voto a un’interrogazione, chiedono l’aiuto del nuovo dio digitale tanto a loro vicino da preparare immediatamente un compito per casa in maniera fondamentalmente incontrollata? Ancora una volta, l’attenzione è così rivolta ai contesti formativi che coinvolgono sempre di più studenti e docenti, ma anche l’intera società, assolutamente impreparata a gestire improvvise apparizioni sui social di un papa che indossa un piumino bianco costosissimo. Ma, infine, la possibilità di poter sfruttare una tecnologia straordinaria che potrebbe migliorare il nostro mondo e modo di vivere, sarà possibile solo se ne sapremo produrre e cogliere i frutti, senza un’insensata caccia alle streghe contrassegnante il nuovo millennio.

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