In un paese in cui, come riporta il 58° Rapporto Censis, l’11,6 % degli iscritti nelle scuole italiane non ha la cittadinanza, con punte più alte nella scuola primaria (13,7 %) e dell’infanzia (12,7 %), potenziare l’insegnamento della lingua italiana diventa un indispensabile strumento di inclusione. La lingua non è solo un codice, ma la condizione stessa per partecipare alla vita collettiva, per costruire relazioni e accedere ai diritti fondamentali. Dove manca la parola, spesso si interrompe anche la possibilità di apprendere, di sentirsi parte, di crescere.
Il filosofo Ludwig Wittgenstein diceva che “il limite del mio linguaggio è il limite del mio mondo”. Ogni barriera linguistica è innanzitutto una barriera culturale e comunicativa. E se è vero che accogliere significa costruire ponti, quello della comunicazione è il primo e più indispensabile da erigere. La lingua è uno strumento pratico e simbolico insieme: comunicare vuol dire esprimere sé stessi e permettere all’altro di farlo, capire e farsi capire, conoscere e farsi conoscere. Nelle scuole italiane, l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua (L2) è il punto d’incontro tra diritto allo studio e diritto alla parola: un’occasione per evitare l’isolamento e promuovere appartenenza alla comunità scolastica. Eppure la scuola italiana fatica a dare risposte strutturate a questi bisogni. Ne è prova l’alto numero di richieste pervenute al progetto Aracne – La Rete che Include, sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile e attivo nel Municipio Roma III, una delle aree più popolate e socialmente eterogenee della capitale. Qui, dove si intrecciano fragilità economiche e nuovi flussi migratori, Aracne ha scelto di raddoppiare il laboratorio di italiano L2: corsi gratuiti rivolti a minori che vivono in contesti di vulnerabilità e che spesso non trovano nello spazio scolastico ordinario un sostegno linguistico adeguato.
Per questo anno scolastico le richieste di iscrizione sono state così numerose da richiedere una rimodulazione del progetto: grazie al supporto di Con i Bambini, le attività sono state riorganizzate per aumentare le ore di insegnamento della lingua italiana e aprire un secondo modulo, in modo da accogliere tutte e tutti. L’esperienza dimostra quanto la domanda di percorsi linguistici inclusivi sia crescente e reale. Rafforzare l’italiano L2 non significa solo insegnare una lingua, ma costruire cittadinanza, ridurre disuguaglianze e restituire a ogni minore la possibilità di esprimersi e partecipare. Perché, come ricordava Wittgenstein, i limiti del linguaggio coincidono con quelli del mondo — e una scuola che sa ampliare entrambi è una scuola che non lascia indietro nessuno.




