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Dalle piazze reali a quelle virtuali, il mondo della politica vive una frattura sempre più ampia, in cui prolifera il luogo comune e scompare il giudizio critico
Elisa Ortuso, 17 anni | 1 ottobre 2018

Se vent’anni fa avessero previsto la nascita di una piattaforma digitale in grado di connettere tutto il mondo e permettere a chiunque di esprimere la propria opinione avremmo quantomeno sgranato gli occhi. Oggi queste realtà esistono e rappresentano la nostra quotidianità. Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha contribuito ad alimentare una nuova dimensione virtuale, in cui ogni episodio di cronaca o attualità è sottoposto al giudizio di qualsiasi utente. Nuova piattaforma e nuovo linguaggio: alla base della comunicazione “da social” si impone una rapidità di pubblicazione spesso priva d’approfondimento. Spuntano così etichette d’impatto, capaci di rappresentare i “nemici da tastiera” tramite terminologie taglienti e ironiche. Sulla scia delle ultime elezioni politiche lo scontro tra fazioni on-line si è nettamente rafforzato: gli esponenti della maggioranza gialloverde, Movimento Cinque Stelle e Lega, assumono il ruolo di “POPULISTI”, avversari degli “ECONOMISTI” di sinistra. I primi, rei d’aver dato in pasto alla società risposte semplici a questioni ben più complesse, sarebbero la soluzione alle problematiche causate dai secondi, rappresentanti delle lobby internazionali e colpevoli di aver smantellato la sovranità nazionale. Ma è solo l’inizio. Le “zecche” di un tempo diventano i “SINISTROIDI” di oggi, esponenti di un’ideologia coerente con le proprie abitudini nel look o nell’alimentazione. I “RADICAL CHIC” rappresentano un upgrade della categoria precedente ma costituiscono un paradosso: rimpiangono il comunismo marxista ma vivono gli effetti del capitalismo più efferato. I radical vengono spesso affiancati a coloro che ostentano buoni sentimenti, tolleranza e benevolenza nei confronti di tutte le fasce sociali: sono i “BUONISTI” (noti anche come PERBENISTI o MORALISTI), quelli che mediano su tutto, evitando lo scontro e aprendo canali alternativi di comunicazione. In loro contrapposizione spuntano gli “HATER” (dal termine inglese hate, odio)  che fondamentalmente insultano tutto e tutti senza particolari imbarazzi. Nella comunicazione di alcuni partiti si ripresenta spesso l’utilizzo di alcuni termini “da bar” quali “ROSICONI” - cavallo di battaglia dei supporter grillini - o “MAAAALOOX”, dedicato a tutti i “PIDIOTI” - crasi tra la sigla del Partito Democratico e il termine “idiota” - reduci dalla recente, disastrosa chiamata alle urne e bisognosi del medicinale in questione per curare i rispettivi bruciori di stomaco. Persino un mondo tradizionale come quello della politica, un tempo vissuto nelle piazze e nelle sezioni di partito, ricade oggi nello stile dell’era social, acquisendone pregi e difetti.

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