Attualità
La testimonianza di Cassie Ventura: gli abusi di Diddy e il coraggio di riprendersi la propria vita
Durante il processo a Sean Combs, la sua ex Cassie ha raccontato gli abusi del magnate
Alessandra Testori | 15 maggio 2025

È cominciato la scorsa settimana il processo a Sean "Diddy" Combs, magnate, rapper e fondatore della Bad Boy Records. Dopo una prima fase di selezione della giuria, terminata ufficilamente lunedì, si è proceduto con le prime arringhe e le relative testimonianze. Se Diddy è l'antagonista della storia, la protagonista tra i testimoni è sicuramente Cassandra Ventura, improvvisamente conosciuta in tutto il mondo come Cassie un anno fa, quando la CNN condivise il filmato del suo pestaggio ad opera di Diddy. Le videocamere di sorveglianza dell'Intercontinental Hotel di Los Angeles avevano ripreso, il 5 marzo 2016, il signor Combs cinto solo da un asciugamano rincorrere Cassie lungo il corridoio, afferrarla dai capelli e prenderla ripetutamente a calci, prima di lanciare un vaso nella sua direzione.

Nei giorni scorsi, la donna è coraggiosamente salita al banco dei testimoni in veste di ex fidanzata di Sean Combs, ma soprattutto come sua vittima, a livello giuridico, e anche, con la definizione proposta dalle Nazioni Unite e ormai diffusa ovunque, sopravvissuta, sul piano identitario.

Alla sbarra, Cassie è stata interrogata dall’accusa soprattutto relativamente all’aspetto della vita di Diddy che si interseca radicalmente con le accuse federali mosse nei suoi confronti, ossia due reati legati al favoreggiamento della prostituzione e uno di associazione atta a delinquere, per le quali rischia da 15 anni all'ergastolo. Accuse che, tradotte in linguaggio comune, sono indice dell’ossessione del magnate per il potere esercitato sugli altri -sociale, economico, ma anche fisico.

Cassie si fidanza non ufficialmente con Sean quando lei ha solo ventun anni e lui trentasei. Dopo un anno Combs la introduce al suo primo "freak off", come venivano chiamate le feste a base di droghe e sesso di gruppo organizzate da Diddy che, dalla fine degli anni '90 in poi, si sono svolte nelle sue ville o in alberghi di lusso, e nelle quali pare fossero coinvolti diversi personaggi dello spettacolo. Da allora la partecipazione di Cassie ai festini diventa parte imprescindibile della relazione con Diddy -una relazione che definire tossica sarebbe ridicolo per il tenore degli abusi. I parties diventano per lei il corrispettivo di un lavoro a tempo pieno, in cui i giorni liberi da stato di coscienza alterato e promiscuità sono solo una pausa per riprendersi prima della sessione successiva.

Cassie è rimasta con Diddy per undici anni. Se all’inizio l’adesione alle sue regole era uno strumento per compiacerlo, col tempo i rifiuti svaniscono per paura. Se Cassie dice di no, lui le taglia i fondi, le prende le chiavi della macchina, quelle di casa. Ma non solo: Sean Combs è iracondo e violento, la prende a pugni e calci, le strappa i capelli. La minaccia di distruggerle la carriera musicale (cosa che effettivamente avviene). Le promette di ucciderla.

Un altro testimone, operatore sessuale ingaggiato da Combs, ha raccontato in aula di aver assistito a una scena terrificante: Diddy chiama Cassie, le dice di avvicinarsi, ma dopo un attimo lancia una bottiglia di liquore nella sua direzione gridandole “Pu****a, se ti dico di venire devi farlo subito!”. Probabilmente queste scene erano quotidiane.

Nel caso di Cassie, è facile scivolare nel cosiddetto victim blaming, la pratica di responsabilizzazione dell'abusato e conseguente deresponsabilizzazione dell'abusante. Se la trattava così male, perché è rimasta con lui per oltre un decennio? La domanda è legittima e trova risposta in questioni psicologiche profonde, come la bassa autostima, le tendenze autodistruttive e la codipendenza. Ma non è il caso di scomodare professionisti della salute mentale per dimostrare che Cassie non fosse totalmente padrona delle sue decisioni e quindi validare la sua testimonianza: l'apparente o parziale complicità di una persona nella perpetrazione di abusi verso se stessa, tanto più quando in stato di alterazione, non è una ragione che leggittima il comportamento dell'abusante. Mai.

In questo articolo si è volutamente evitato di indulgere nei dettagli più disgustosi della testimonianza di Cassie. Secondo chi scrive, è già stata umiliata due volte: la prima volta, anni fa, quando ha compiuto gli atti, sotto la coercizione più o meno diretta di Diddy; la seconda, questa settimana, quando l’ha raccontato davanti al mondo intero. Non è sembrato il caso di farlo una terza volta, riportandoli. Ma chiunque fosse interessato a conoscere come una donna possa essere annichilita dall’uomo che ama (per quanto si tratti di amore disfunzionale, ça va sans dire), è pieno di testate che si sono prodigate nel riportarlo nei minimi particolari.

Commenti