Cinema e Teatro
La storia di Hattie McDaniel, primo Oscar a un'attrice di colore
Quando recitò in Via col Vento, nonostante il suo talento riconosciuto, dovette comunque sottostare alle regole sociali americane dell’epoca che le impedirono di assistere alla prima del film insieme al resto del cast bianco e durante la cerimonia di premiazione era seduta fuori dalle inquadrature del resto dei nominati
Carlo D'Orazio | 3 maggio 2021

Per coloro che hanno avuto la fortuna di vedere “Via col Vento”, uno dei film più celebri della storia del cinema (ha staccato più biglietti in assoluto nella storia del cinema americano), è impossibile non ricordare il personaggio di Mamy, la domestica di Rossella O’Hara che vive a Tara e che, nel doppiaggio in italiano, ha un accento che definire razzista è un eufemismo. Forse non tutti gli spettatori sanno che quel ruolo, interpretato dal Hattie McDaniel valse il primo Oscar della storia ad una attrice di colore nell’ormai lontano 1939, quando i diritti dei neri negli Stati Uniti non erano certo quelli di oggi e per parafrasare uno slogan attualmente in voga “Black lives didn’t matter so much”.

La vita

Hattie era la 13° figlia in una famiglia di ex schiavi, il padre combattè la guerra di secessione e la madre era stata una cantante di gospel. Lei riuscì a prendere il diploma e, dopo gli esordi in radio come cantante, nel 1932 debuttò nel cinema (arrivò a interpretare fino a 300 film), interpretando essenzialmente ruoli da schiava o da domestica, che erano i ruoli riservati alle persone di colore nella società americana di quel tempo.

Carriera e stereotipi

Quando recitò in Via col Vento, nonostante il suo talento riconosciuto, dovette comunque sottostare alle regole sociali americane dell’epoca che le impedirono di assistere alla prima del film insieme al resto del cast bianco e durante la cerimonia di premiazione era seduta fuori dalle inquadrature del resto dei nominati. Dunque nonostante tutti ritenessero quell’anno che la sua interpretazione fosse migliore di quella di altre attrici bianche, le regole sociali le impedivano di godere appieno dell’apprezzamento che stava ricevendo dall’Academy. La difficoltà che incontrò nella sua vita (che è stata comunque quella di una privilegiata rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione di colore in US dell’epoca), vennero anche dal fuoco amico. Questo suo rappresentare sullo schermo ruoli di neri stereotipo della società americana (rappresentati come ottusi, pigri, violenti e relegati a lavori umili) la rese oggetto delle critiche di molte associazioni attiviste dei diritti della comunità afroamericana, che la accusava di alimentare i pregiudizi razziali. Lei controbatteva dicendo: “Se non avessi interpretato ruoli di domestica per 700 dollari a settimana, avrei probabilmente fatto quei lavori nella vita reale per 7 dollari alla settimana”. Non si iscrisse mai ad associazioni di attivisti nei movimenti di protesta, volendo rimanere fuori dalla politica.

La sua importanza

Quando morì nel 1952, a 57 anni per un cancro al seno, migliaia di persone in lutto furono presenti al suo funerale, per ricordare quello che comunque aveva fatto (anche involontariamente) per la comunità di colore. Avrebbe voluto essere sepolta ad Hollywood ma le leggi razziali dell’epoca lo impedirono e tuttora giace a Los Angeles nel primo cimitero che accoglieva persone di etnie e religioni diverse. Oggi fortunatamente molte cose sono cambiate nella società americana, anche grazie a Hattie McDaniel, abbiamo avuto un Presidente di colore, e le leggi che mantenevano la segregazione e i pregiudizi sono quasi scomparsi, e questo si riflette anche nel cinema con i ruoli interpretati dagli attori di colore. Ma purtroppo le divisioni tra etnie nella società americana permangono e raggiungono a volte picchi di violenza che si diffondono in tutto il Paese.

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