Interviste
Quattro chiacchiere al telefono con Saverio Tommasi
Una lezione di giornalismo con il giovane e affermato reporter di Fanpage.it
Elio Sanchez | 9 aprile 2020

Saverio Tommasi fiorentino dalla nascita, classe 1979. Nel 1999 si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica dell'Antoniano di Bologna. I suoi studi hanno fatto sì che lavorasse in ambito teatrale per quasi dieci anni. Ha scritto e partecipato a vari spettacoli tra i quali: La mafia (non) è uno spettacolo, scritto a quattro mani con Piero Luigi Vigna, Uguali a chi? Omocausto, un dramma dimenticato (col quale ha vinto il Premio Firenze per le Culture di Pace dedicato a Tiziano Terzani). Vanta anche la scrittura di alcuni libri tra i quali: Sogniamo più forte della paura (Sperling & Kupfer 2018) e altri. Attualmente è reporter presso Fanpage.it con video riguardanti questioni sociali e disabilità.

UNA TELEFONATA SPECIALE

Un pomeriggio come tanti tra ansia e preoccupazione per la maturità, la telefonata che aspetti di fare da una vita. Quattro chiacchiere con Saverio Tommasi di Fanpage. Abbiamo parlato tra amici, del suo impegno nel sociale e del giornalismo di oggi.

Driin…

E: “Salve Saverio, come va?”

S: “Tutto bene, in rientro dal lavoro”

E: “Veniamo al punto, lei è uno dei maggiori giornalisti italiani del momento. Noi di Zai.net siamo giovani reporter delle scuole superiori. Come ha cominciato? Quale consiglio darebbe ad un ragazzo che si confronta per la prima volta con questo mondo?"

S: "Dunque, io ho iniziato con Fanpage e son rimasto lì. Io non volevo fare il giornalista, volevo raccontare delle storie e ho iniziato attraverso il teatro che per 10 anni è stato il mio mestiere e mi aiutava nel pagare tutte le spese che dovevo sostenere, i miei vizi e per raccontare alcune questioni sociali. Alcune di queste le raccontavo in video, però il video non era un lavoro, anzi ero io a pagare per produrre video. Mi piaceva raccontarle appunto perché avevano un carattere sociale. Ho intrapreso anche alcune inchieste che avevano anche un taglio giornalistico ma in quel momento non pensavo sicuramente al giornalismo. Le volevo solo raccontare/ denunciare/ far sapere e allora sceglievo il mezzo della videocamera perché in quel caso il teatro non era adatto."

E:" A quanti anni ha iniziato? "

S:"Sugli anni mi perdo, ho studiato all'accademia d'arte drammatica dell'antoniano subito dopo il liceo. Poi son tornato a Firenze dove son stato disoccupato per un po' di tempo e successivamente ho fatto 4 anni di lavoretti teatrali. Dopo ho fondato una mia compagnia teatrale che mi ha portato a vivere grazie ai soldi guadagnati dal teatro.

Alcuni degli spettacoli che portavo in giro erano per bambini, quindi un carattere sociale ma meno marcato, alcuni invece erano per adulti quindi molto più marcati.

Fanpage ha visto alcuni dei miei video e da lì iniziò la collaborazione, fino al momento in cui decisi di lasciare il teatro perché non erano lavori compatibili (meglio meno cose ma meglio). Non rimpiango per niente questa scelta, anche perché il teatro non è più la giusta modalità di parlare alle persone, quindi ho deciso di lavorare sui video. “

E:"Lei sicuramente grazie ai video è arrivato ad una fascia d'età molto più ampia rispetto al teatro."

S:"Si, assolutamente, anche grazie a Facebook. Questi video permettono di parlare, di fare in modo che quell'argomento apra un dibattito nazionale. Questo non accade più a teatro mentre succede ancora al cinema.

Grazie a Fanpage, ho tempi lunghi per l'elaborazione di un nuovo video, nessuno mi corre dietro, solo quando son video su un qualcosa successo in quei giorni, allora in quel caso massimo 2/3 giorni e il video deve essere pronto.

Io non scopro questioni nuove me le racconto da un punto di vista differente, cerco di trovare quella luce che in quell'angolino non era ancora stata accesa da nessuno, ma non perché volutamente taciuto, ma perché spesso poco considerato.

Ricollegandoci alla domanda sui consigli a voi giovani reporter, io uno dei consigli che vi do è quello di ampliare, di non incentrarsi solo su un ambito del giornalismo, di avere sempre la mente aperta a qualsiasi tema. Bisogna sapersi considerare a 360 gradi, sapersi rivalutare se si capisce che non si vuole più fare quello nella propria vita. Non considerarsi solo in base alla propria terra d'origine, alla propria famiglia d'origine, ma pensare con una mente aperta alle varie possibilità che la vita ci pone di fronte. Il mio consiglio maggiore è quello di fare questo lavoro sino a quando ti permettere di essere felice ed essere capaci di dire basta quando non lo si è più. Ad esempio stare in una redazione per 10 anni pagati 600 euro al mese sicuramente non ti rende felice, anche perché sei costretto a rincorrere la pagnotta, visto che i soldi non bastano più. Bisogna inseguire le proprie passioni e non permettere alle passioni di diventare un chiodo fisso inarrivabile. Perché le passioni hanno il plurale e stanno nel lavoro ma stanno anche fuori dal lavoro. Bisogna avere sempre la volontà di scoprire e di scoprirsi.

Nei miei video il mio pensiero è difficile che non si veda, ma se vai a vedere le parti dove parlo io son veramente poche, anzi, cerco sempre di far parlare il più possibile la gente."

E:" In questo momento il giornalismo vive una profonda crisi, sia dal punto di vista delle vendite che della qualità. Di certo gran parte della responsabilità è dovuta all'online. Cosa potrebbe fare il giornalismo per tornare a puntare sulla qualità più che sul click?"

" Assolutamente, il giornalismo in questi ultimi anni sta soffrendo di una grossa crisi economica. I pagamenti a pezzo sono bassissimi. Io ho in odio il concetto di denaro, credo che la sua gestione sia una delle vergogne dell'umanità. Però credo sia necessario per essere liberi, avere uno stipendio degno. Per vivere bene bisogna non farsi 4 mesi di vacanza all'anno ma farsi 3 settimane di vacanza dove si preferisce e poterselo permettere soprattutto. Bisogna considerare davvero le priorità della vita e quello che uno davvero vuol fare. Il cartaceo sta avendo una crisi soprattutto dal punto di vista delle vendite più che della qualità. Ci son sempre state punte molto alte nel passato ma ce ne son state anche molto basse prima della nascita del giornale online. Le fake news c'erano anche prima col cartaceo che oggi vive una crisi commerciale. Anche a causa delle varie piattaforme come Facebook dove le notizie ti arrivano senza dover aspettare al giornale del giorno dopo o comunque al tg della sera. Quello che crea difficoltà è che nella marea di notizie che arrivano bisogna essere capaci di filtrare quelle veritiere da quelle false. Sono cambiate le nostre bussole di riferimento. Lo sono nato in un'epoca dove era già qualcosa avere un'enciclopedia in ogni casa, mentre oggi avendo internet quasi non c'è bisogno di averne e basta cercare su internet. Anche perché internet è sicuramente più aggiornato rispetto alle vecchie enciclopedie cartacee. Gli stessi dizionari, ormai li troviamo online più che andare a cercare il significato di quella determinata parola in quelli cartacei."

E:" Secondo lei i giornali nazionali come stanno gestendo quest'emergenza nazionale, visto che prima d'oggi quindi si era relativamente inesperti? "

S:" Benino, c'è stato un momento iniziale di crisi, perché nessuno sapeva come reagire. C'era anche una scarsa capacità di racconto di quello che stava succedendo, una difficoltà che ha avuto tutta Italia. Ora la situazione è migliorata ma ci sono certi giornali che escono con alcuni scoop per partito preso e non va per niente bene. Però bisogna essere capaci anche di raccontare tutto quello che sino ad ora non è andato e tuttora non sta andando. Su questo vedremo anche i giornali più coraggiosi. Informare vuol dire anche disturbare il potere. Cercare di scavare un po' di più ad esempio su tutta questa questione delle RSA che è una roba enorme e va sicuramente raccontata meglio. Sicuramente le RSA avrebbero dovuto gestire meglio quest'emergenza, vedi anche il fatto di aver tenuto i pazienti affetti dal Covid-19 all'interno delle case di riposo che poi a loro volta hanno contagiato anche gli altri ospiti."

E:" Visto il suo impegno con i suoi video nel sociale. Oltre a quello ha fondato anche l'associazione Sheep, ce ne potrebbe parlare meglio?"

"Si, guarda Sheep è nata perché non mi bastava più raccontare le storie che non andavano o che comunque potrebbero andare meglio e quindi ho deciso di provare a prenderne parte. Il compito di Sheep è quello di insegnare a lavorare a maglia attraverso percorsi di educazione psicologica, al lavoro e alla valorizzazione di se stessi. Questo progetto è rivolto a persone che hanno avuto un inciampo nella vita."

E:"Terminando quest’intervista le chiedo di consigliarci 3 autori da leggere in questo periodo di quarantena"

S:"Sicuramente Stefano Benni perché ha quell'umorismo leggero e profondo che riesce anche a far riflettere. Poi Saviano perché ti scava dentro e ti scuote col male. Infine la biografia della Abramovic che è una storia di arte che ci aiuta ad uscire dalla contingenza."

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