Musica
Roma. I Simple plan per la prima volta nella capitale
Get your heart on!
Cos'è meglio di andare a vedere un concerto dei Simple Plan? Intervistarli prima che salgano sul palco!
Chiara Colasanti | 16 maggio 2012

I Simple Plan sono finalmente arrivati a Roma: dopo anni di attesa quella nella capitale è stata una data molto importante per moltissimi dei loro fan. Noi, ovviamente, c'eravamo e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Jeff Stinco prima dello show, mentre stavano arrivando all'Orion dove, la sera, hanno dato vita ad uno spettacolo eccezionale, chiaramente sold out.
Cosa vi aspettate dal vostro primo live a Roma?
"Ci aspettiamo tantissima follia, una buona dose di passione e partecipazione... com'è stato per il concerto di Milano! Siamo certi che sarà una grandissima esperienza: posso affermare che lo show di Milano è stato uno degli "highlight" del tour europeo! Posso dirti che i fan più pazzi del mondo sono i brasiliani, ma gli italiani ci vanno davvero mooolto, mooolto vicino! Quindi so già che Roma e Milano ci rimarranno nel cuore!"
Essendo di Montréal parlate sia francese che inglese, ma come nascono le vostre canzoni e quale delle due lingue è la più "naturale" per voi?
"C'è da dire che siamo stati sempre influenzati da band inglesi e americane sia per quel che riguarda il genere musicale che proprio per l'idea di formare la band, quindi è stato naturale per noi scegliere l'inglese per le nostre canzoni, anche per farci capire il più possibile in tutto il mondo. L'inglese è una lingua universale ormai e anche se tra noi magari usiamo anche il francese, la scelta di avere una carriera in inglese è dovuta al fatto che in molti Paesi il francese non è conosciuto per nulla! Sai, la mia prima lingua è il francese, ma sto iniziando a migliorare con l'inglese mano a mano che gli anni passano!"
Com'è stato suonare con l'orchestra sinfonica di Leclerc a Montreal lo scorso settembre?
"Devo dire che è stata un'esperienza assolutamente fantastica: per quello spettacolo sono state scelte canzoni che, per un motivo o per un altro, erano davvero importanti per la nostra carriera. I musicisti e il direttore d'orchestra hanno fatto un bellissimo lavoro ed è stato un po' come prendere quelle canzoni e dar loro una nuova direzione, per me e gli altri è stato affascinante! Anche canzoni come "Just a kid" che è una delle prime canzoni che abbiamo mai suonato, quindi sono quelle canzoni "da sempre"... hanno preso una nuova vita per me! Un effetto molto strano perché era come se fosse la prima volta che la sentivo, pur riconoscendo che era una delle canzoni che ci accompagnano da dieci anni! Ovviamente l'orchestra ha amplificato un sentimento del genere e rivisitare le nostre canzoni in questa chiave è stato davvero qualcosa di unico! Oltretutto gli introiti dell'evento sono andati tutti in beneficenza, quindi penso che per noi sia stata una doppia vittoria: per noi musicisti suonare con degli altri musicisti così bravi e oltretutto, con quest'esperienza, fare del bene per qualcun altro."
A proposito della Simple Plan Foundation: avete vinto un importante premio umanitario per il vostro impegno con questa fondazione. Siete l'esempio lampante di come la musica possa aiutare il mondo a diventare un posto migliore; come vi sentite sapendo che grazie al vostro talento, alla vostra musica, state aiutando tantissime persone?
"Sai, non penso che sia una missione che ogni musicista debba prendere necessariamente: nessun artista dovrebbe sentirsi obbligato. Più che altro reputo che sia una necessità che devi sentirti dentro: un modo per "dare indietro" quasi, una parte di tutto il bene che hai ricevuto. Noi siamo stati davvero molto, molto, molto fortunati nelle nostre vite: abbiamo delle carriere di cui siamo orgogliosi, suoniamo in ogni parte del mondo... la fondazione è stato solo il modo migliore che abbiamo trovato per far sì che tutto quello che siamo riusciti ad ottenere con le nostre carriere non sia poi del tutto vano! Ricevere il premio umanitario è stato un bonus: come ricevere una pacca sulle spalle dall'industria musicale! Siamo stati molto contenti che ci si accorgesse di quello che con una fondazione come la nostra si può fare in un ambiente come il nostro dove è tutto molto bello e c'è un giro di soldi non indifferente; ma la cosa importante è che alla fine della giornata il denaro che è stato raccolto per un motivo o per un altro arrivi a chi ne ha davvero bisogno. Un altro dettaglio importante è quello legato al fatto che, così facendo, riusciamo a far riflettere su delle cause su cui altrimenti magari in molti non si soffermerebbero: moltissimi ragazzi hanno a che vedere con problemi di identità sessuale, di bullismo, di rapporti difficili con il cibo, ma non con la povertà o con moltissimi altri problemi di cui però il mondo è pieno!"
Durante l'IDay 2010 ci avevate detto che non vedevate l'ora di tornare in Italia in tour, portando con voi qualcuno di "cool" ad aprire i vostri concerti. Come è ricaduta la scelta sui We The Kings e com'è viaggiare in lungo e in largo per l'Europa con loro?
"Viaggiare con loro è assolutamente tremendo! Nononono, sto scherzando, sto scherzando! (ride, ndr.) Lavorare con una band che i tuoi fan adorano è un'esperienza fantastica: penso sia molto importante scegliere una band che i tuoi fan sappiano apprezzare e far sentire a loro agio sul palco per rendere il concerto migliore e indimenticabile! I We The Kings hanno canzoni bellissime, sono pieni di energia, quindi è bello per un fan riuscire a vedere sia la band di cui voleva vivere un concerto, sia un'altra che gli rimanga nel cuore! Ogni tour che abbiamo fatto abbiamo scelto delle band che alla fine si sono rivelate delle grandissime band (una su tutte: i Plaine White T'S, ndr.) e siamo felici di sapere che in parte abbiamo contribuito anche noi a farli amare anche da buona parte del nostro fanbase!"
Sempre durante l'IDay 2010 ci avevate detto che stavate registrando dei video per un probabile dvd di prossima uscita... cosa ci potete dire a riguardo? Dobbiamo aspettare ancora molto?
"(Scoppia a ridere, ndr.) No, no... tranquilli! Diciamo che stiamo lavorando su più fronti al momento: stiamo lavorando a un libro... ehm, non posso darti troppi dettagli, ma posso dirti che ci saranno moltissime foto e racconterà la storia della band. Probabilmente uscirà quest'anno e ci stiamo già lavorando parecchio su! Posso poi dirti che anche il dvd dovrebbe uscire entro l'anno... I Simple Plan hanno parecchie cose che bollono in pentola, posso assicurarti che le mie promesse non verranno infrante! Stiamo ancora girando comunque e abbiamo davvero molto materiale da inserire in questo dvd!"
Cosa ci puoi dire circa "This song saved my life"? So che c'è una storia molto interessante dietro!
"Volevamo scrivere una canzone circa il potere della musica e abbiamo chiesto ai nostri fan cosa provassero nei confronti della nostra musica e le risposte sono arrivate tutte da Twitter... è stato qualcosa di incredibile! Abbiamo usato le parole dei nostri fan per creare la canzone, servendoci delle loro testimonianze dirette e durante la registrazione abbiamo scelto tra i nostri fan in giro per il mondo alcuni che sono venuti a registrare con noi i cori... una canzone fatta dai fan, con i fan, per i fan!"
Come scegliete le canzoni da portare in tour? Quali sono le direttive per la creazione della scaletta?
"Noi vogliamo fare una grande festa sul palco e vogliamo essere sicuri che i nostri fan vivano una bella esperienza, quindi scegliamo le canzoni che sono più richieste e più amate dai nostri fan: cerchiamo di coinvolgerli per riuscire a capire quali sono le più amate. Abbiamo parecchi singoli realizzati durante tutti questi anni, quindi chiediamo una mano a loro per capire quali siano i loro preferiti! Diciamo che è un "miscuglio" dei nuovi Simple Plan con un po' di nostalgia... per noi è molto divertente, perché si tratta un po' di una "celebrazione" delle nostre canzoni migliori in un'ora e mezza!"
Perché proprio "Get Your Heart On" per il vostro ultimo album?
"Perché è un album che parla proprio di far uscire fuori le tue passioni, esprimere il tuo amore... ma allo stesso tempo è anche un gioco di parole che è legato alla sfera sessuale, uno scherzo legato al momento della "maturità" di un uomo... insomma, ecco il motivo! Siamo molto legati al nostro corpo, dieci anni fa come adesso, quindi ci sembrava un titolo adatto per questo nuovo lavoro... sia in un senso che nell'altro!"

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