Mondo
Per le donne iraniane
Nel mese della donna, non spegniamo i riflettori sulle ingiustizie nel mondo
Arianna Scatolini | 5 marzo 2023

Mentre dalla nostra parte del mondo celebriamo il mese della donna con mimose e cioccolatini, ricordiamoci di pensare a tutte le donne che negli altri paesi vivono in condizioni di profonda ingiustizia e disparità. Su tutte, il nostro pensiero va alle donne dell’Iran che stanno combattendo per l’emancipazione di cui il velo è divenuto un simbolo. Ne ho parlato con la mia amica Leili, iraniana di 54 anni che mi ha aiutata a capire la situazione.

 

Raccontaci la tua storia: hai mai vissuto in Iran? Hai ancora parenti lì? 

Sono nata a Teheran e ho vissuto lì per 10 anni , quando  ancora c'era il regime dello scià. Nel 1979 durante la rivoluzione hanno trasferito mio padre a Roma per motivi di  lavoro ed è da allora che vivo qui. In Iran ho ancora molti  parenti con cui sono in contatto ancora oggi e ogni tanto  vado a trovarli. 

 

Sono più le persone che soffrono e temono il regime o  quelle che ne sono contente? 

Non conosco nessuno che sia contento del regime. Mio  cugino (molto più giovane di me) è omosessuale e per  questo è stato incarcerato. Sul braccio ha una cicatrice causata da un accoltellamento in carcere. È riuscito a scappare e ora è in America. Mia cugina quando aveva 22 anni era fidanzata con un ragazzo ma non sposata. Una sera ha dormito con lui, qualcuno li ha denunciati ed è arrivata una retata a casa. Lei è stata condannata al carcere e a 70 frustate. Suo padre fortunatamente pagando ha  evitato la pena corporale. 

 

La polizia è veramente così oppressiva come nei giornali o è I’Occidente che esagera? 

Quando vado a Teheran le mie cugine escono truccate, smaltate, con i piedi scoperti e ogni tanto anche con i capelli che escono. Ci può essere per strada qualcuno che ti rimprovera ma di sicuro la polizia non è così intransigente come la descrivono i giornali occidentali. Questo non significa che le donne non soffrano questo regime. Soffrono la mancanza di libertà. Soffrono anche semplicemente il fatto di non poter indossare magliette a  maniche corte o di non poter esporre liberamente il loro orientamento sessuale. 

 

I rivoluzionari credono veramente in quello che fanno? 

Per scendere in piazza e rischiare la vita, loro ci credono davvero. Il problema è che non c'è un vero leader, i rivoluzionari non sono guidati. Sembra ci sia una lotta interna tra i Pasdaran (polizia della rivoluzione) e Khamenei (guida  suprema). Speriamo che i Pasdsran non vadano al potere.

 

Ci sono delle cose che ti colpiscono più di altre di questo  regime? 

L’ultima volta che sono andata a Teheran ho visto dei maschi vestiti da femmine. Ho chiesto a mia cugina "Cosa mi sono persa? Ora gli uomini possono vestirsi liberamente da donne?". Lei mi ha raccontato che hanno un  tesserino che dichiara un’invalidità: l'essere trans è visto come una vera e propria malattia. Se li ferma la polizia loro mostrano il tesserino che conferma la loro invalidità  e non hanno ripercussioni.

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