Scienza
Se vi sembra che il mondo stia perdendo i suoi colori, avete ragione
Uno studio del Science Museum Group dimostra che gli oggetti d'uso quotidiano hanno cambiato colore negli anni
Alessandra Testori | 10 settembre 2025

Si dice che quando ripensiamo all'infanzia il mondo ci appare a tinte più vivaci. In effetti, a livello fisiologico, gli occhi dei bambini sono più sensibili ai colori e li percepiscono più brillanti rispetto agli adulti. Non solo, ma con il passare degli anni la retina si deterioria e la visione tende a diventare più o meno monocromatica (diventa tutto più giallino). Ma trascendendo dagli aspetti biologici della percezione cromatica, il mondo sta effettivamente diventando più grigio: lo dimostra uno studio del Science Museum Group del Regno Unito. 

Lo studio

La ricerca, pubblicata nel 2020, è basata sulla raccolta di oltre 7 mila fotografie di oggetti di uso comune appartenenti alla Collezione del gruppo museale. Gli oggetti più antichi risalgono al 1800, mentre i più recenti al 2020: una parentesi di oltre due secoli di macchine fotografiche, strumenti di misurazione, illuminazione, scrittura e pittura, oltre agli oggetti d'uso domestico come arredamento e stoviglie. In totale sono state individuate 21 categorie in cui sono stati classificati gli oggetti.

Dalle fotografie sono poi stati ricavati i colori dei pixel, generando una mappa cromatica di ogni oggetto. Combinando tutte le mappe in base al periodo di riferimento (si è considerata un'unità temporale di vent'anni) è stato possibile individuare in un diagramma il cambiamento del panorama cromatico nel corso del tempo. 

Così si scopre che circa fino agli anni Trenta il verde e il blu erano quasi inesistenti, mentre fino ad allora a dominare la palette quotidiana erano le varie sfumature dei colori caldi (arancione, rosso e giallo): tutta colpa (o merito, dipende dal gusto personale) del legno, materiale base di quasi tutti gli oggetti più datati. 

A un certo punto, però, le avvolgenti tinte autunnali diventano sempre più rare e inizia a espandersi un nuovo colore: il grigio. È lei, la plastica, a causare questo cambiamento: da quando nel Dopoguerra inizia a diffondersi nelle case dei cittadini occidentali, il suo tipico colore impregna irrevocabilmente la quotidianità di tutti. 

Una decina di anni dopo però, per reazione alla staticità cromatica (e sociale), comincia l'era più variopinta di sempre. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta il mondo si tinge di rossi, gialli, arancioni, ma anche verdi, blu, viola e rosa. Dopodiché inizia un irreparabile declino verso il baratro beige.

L'invasione del grigio (di nuovo)

Questa volta non è colpa della plastica, ma sono le persone a scegliere volontariamente di ricoprire la propria realtà di una patina grigia. Gli ultimi anni infatti sono stati teatro di una tendenza minimalista che ha regalato milioni di salotti, di bagni e persino di camerette per bambini perfettamente ordinate, squisitamente eleganti e profondamente beige. Il trend è così radicato che ha generato la controversa figura della beige mom, la madre che in nome dell'essenzialismo più puro arriva a ridipingere i giochi dei suoi figli in modo che appartengano a un Pantone (avorio, pietra o ecru) già presente nella claustrofobica palette domestica. 

Nonostante gli esperti rassicurino che il trend non sia un pericolo per lo sviluppo dei bambini, quel che è evidente è che un mondo grigio è incontrovertibilmente più noioso di uno colorato. E il rischio è che i ricordi degli adulti del futuro non siano pieni di variopinta plastica ultra-saturata, ma di tristissimi pomeriggi immersi nel grigio

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