Musica
Nayt: la scuola antiquata uccide i giovani
Redazione | 5 gennaio 2024

La storia di Nayt, da talento emergente a icona del rap italiano, è un intreccio di successi musicali e profonde riflessioni sociali.

In meno di un decennio, Nayt, nome d’arte di William Mezzanotte, è diventato uno dei volti di spicco del rap italiano. Il suo ultimo lavoro, “Habitat”, pubblicato a giugno 2023, è un viaggio introspettivo di tredici tracce che esplorano il profondo “io” dell’artista. La sua carriera, iniziata nel 2012 con l’album “Nayt One”, ha visto l’uscita di ben 9 album in soli otto anni. Ma è anche un profondo pensatore, la sua critica sociale tocca tangenzialmente diversi ambiti: dall’economia all’istruzione.

Dal Molise a Roma: La Crescita di Nayt

Nato in Molise, Nayt ha trascorso la sua infanzia a Roma, affrontando sfide non indifferenti. Come raccontato in un’intervista a ‘VanityFair’, Nayt ha vissuto senza il supporto del padre: “La figura maschile mi è mancata, sono diventato padre di me stesso”. La sua storia è quella di una crescita complessa, segnata da ristrettezze economiche e dal solo sostegno della madre, in un contesto incerto e urbano.

Critiche al Sistema Scolastico

Per queste ragioni, forse, Nayt non ha mai nascosto le sue critiche nei confronti del sistema scolastico italiano. In un’intervista a ‘La Stampa’, ha criticato l’approccio obsoleto del sistema educativo: “C’è un intontimento e un’anestesia generale parecchio presente. In ‘C**zi miei’ parlo anche del ministero dell’Istruzione e del Merito”.

L’artista si è espresso contro la visione antiquata dell’istruzione e la mancanza di comprensione verso la tecnologia e le nuove generazioni. “La scuola antiquata uccide i giovani. Un ministro dell’Istruzione che parla di umiliazione come crescita è demoralizzante” aveva detto dalle pagine del quotidiano piemontese.

Una visione che è condivisa, per quanto ci riguarda. Forse l’uomo a una dimensione, figlio dell’economia e della produttività, rischia di ammalarsi in un’idea di ambiente così altamente performativa.

Ma è anche vero che la scuola – nella visione neoliberista – dovrebbe diventare principalmente un percorso per ”trovare lavoro”. Ma sembra incastrata tra l’impossibilità di formare competenze spendibili sul mercato odierno e il suo ruolo – ben più utile – di ”paracadute” (dal famoso adagio di Frank Zappa: ”la mente è come un paracadute: funziona solo quando è aperta”).

Ecco perchè il rapper molisano avverte«Ho visto artisti talentuosi chiudersi in se stessi, non riuscire a condividere, ad esprimersi, perché demoralizzati, spenti da queste regole. Quando l’arte entra nel mercato si crea sempre un conflitto». Qual è la soluzione quindi?

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