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Sette anni a Maes: condannato a Tangeri per tentato omicidio
Redazione | 27 novembre 2025
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Martedì Maes è stato condannato in Marocco per aver orchestrato una resa dei conti

Photo Credits: Damsouh

Maes è stato condannato a sette anni di carcere dalla Camera Criminale del Tribunale di Primo Grado di Tangeri. Arrestato a Casablanca a gennaio, il rapper franco-marocchino è stato condannato martedì sera per diversi reati gravi legati a una regolazione di conti.

Secondo la testata Morocco World News, Maes e gli altri imputati sono stati condannati per tentato omicidio volontario, sequestro di persona e costituzione di un gruppo criminale. Davanti al tribunale di Tangeri, il rapper ha negato tutte le accuse, soprattutto il legame con il leader del gruppo criminale, condannato a dieci anni. Gli altri membri del gruppo hanno ricevuto pene dai sette ai cinque anni.

Secondo le indagini, Maes era in conflitto con un uomo per questioni relative ai compensi dei concerti. Per regolare i conti, avrebbe organizzato un rapimento ai danni del rivale, orchestrando l’intera operazione da Dubai. Il rapper, trasformatosi in mandante di un sequestro di persona, avrebbe contattato il leader di un gruppo criminale di Fez per preparare la cattura della vittima a Marrakech, che avrebbe poi dovuto essere anche torturata. L’incontro preparatorio si sarebbe svolto a Tangeri.

Il piano però sarebbe stato interrotto all’ultimo momento dalle forze dell’ordine di Marrakech, intervenute appena prima che il gruppo rapisse la vittima. Secondo la Brigata Nazionale della Polizia Giudiziaria, il leader del gruppo ingaggiato da Maes sarebbe stato un trafficante di armi e droga pubblicamente noto come proprietario di un shisha bar, sul cui telefono sarebbero state rinvenute diverse fotografie di armi e hashish.

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Maes si era trasferito a Dubai probabilmente per evitare i problemi giudiziari e sociali che lo attendevano in Francia. Nel giugno 2024 infatti era stato condannato in contumacia a dieci mesi di carcere per aggressione e, se fosse tornato, non solo avrebbe dovuto scontare la pena detentiva, ma avrebbe anche potuto risentire del gruppo rivale cui apparteneva la vittima dell’aggressione.

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