Attualità
Bruno Pizzul e l'arte di narrare
Gli ottant'anni di uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani
Roberto Bertoni | 8 marzo 2018

E sono ottanta, signor Bruno! Auguroni a Pizzul, straordinario protagonista di tante telecronache, cantore delle gesta degli Azzurri dall'86 al 2002, una vita trascorsa in RAI, erede della grande tradizione dei Carosio, dei Ciotti e dei Martellini, persona squisita e di un livello culturale pressoché ineguagliabile. 

Auguri all'uomo che ha scandito tante delle nostre serate davanti al televisore, mentre seguivamo i nostri miti impegnati in battaglie dal sapore epico e ci lasciavano prendere dal suo racconto che non scadeva mai nella retorica o nella propensione attuale per la cialtronaggine bensì accompagnava ogni singolo momento della partita con un commento puntuale e sensato. 

Auguri all'uomo che stava trepidando durante gli ottavi di finale di USA '94 contro la Nigeria, attraverso una telecronaca che venne tacciata di disfattismo e per la quale ci furono anche delle polemiche, finché Baggio, a due minuti dal termine, non tirò tutti giù dall'aereo per poi segnare, ai supplementari, il gol della vittoria. 

Auguri al narratore delle Notti magiche del '90, quando sfiorammo l'impresa contro l'Argentina di Maradona e venimmo sconfitti solamente ai rigori, e Pizzul si lasciò andare allora ad una descrizione poetica della luna e della sua meraviglia, consolando con parole dolci e ricche di sensibilità un Paese scioccato da quella che riteneva, non a torto, una profonda ingiustizia del destino. 

Auguroni ad un sognatore che ha sempre detto, a proposito del suo essere stato, in gioventù, anche un calciatore, che la passione era inversamente proporzionale ai mezzi tecnici. E forse meno male, caro Bruno, perché ciò che non hai potuto fare sul campo, lo hai fatto alla grandissima al microfono, con un gusto per l'aneddoto e per la battuta sempre apprezzabili, in grado di rendere questa straordinaria passione popolare un romanzo corale, come se più che al cospetto di un giornalista ci trovassimo di fronte a un aedo dell'era moderna. 

Auguroni, dunque, all'Omero del pallone, anche se lui, da buon furlan ritiratosi in quel di Cormons, dopo tanti anni trascorsi a Milano, starà deprecando questo eccesso di attenzioni e complimenti, preferendo annegare in un buon vino, denso al punto giusto, la comprensibile soddisfazione per un traguardo umano di tutto rispetto. 

Auguroni e tanti ancora di questi giorni perché, in fondo, è tutto davvero molto bello, come amava ripetere durante le sue telecronache, a cominciare dalla semplicità di chi ha imparato ad apprezzare la vita, a rispettarne ogni istante e a rendere migliore quella degli altri. E per farlo gli è bastata la voce: un soffio di meraviglia al momento opportuno. 

 

P.S. Si wono celebrati oggi i funerali di Davide Astori, il giovane e sfortunato capitano della Fiorentina scomparso domenica scorsa a soli trentun anni a causa di un arresto cardiaco improvviso e, sinceramente, inspiegabile. Un commosso abbraccio ai suoi amici, ai suoi familiari e ai suoi compagni di squadra. Ogni altra riflessione, al momento  sarebbe inopportuna.  

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